La Denominazione d'Origine Controllata marchigiana Falerio fa riferimento all'intero territorio amministrativo delle provincie di Ascoli Piceno e Fermo.
Si fa derivare il nome della Doc Falerio dall'antica città "Faleria Augusta", l'attuale Falerone in provincia di Fermo: situata tra le opulente città di Ausculum (Ascoli Piceno) e Firmum (Fermo), era nota già ai tempi della Roma Imperiale per le ottime uve e per le produzioni agrarie in genere.
Ancor oggi nella moderna Falerone possiamo ammirare i resti dell'anfiteatro e del tempio romano a testimonianza di quella fama e delle radici storiche.
A partire dagli anni '70 Falerio diventa sinonimo di vino quotidiano, territoriale, di larga diffusione.
Accompagna egregiamente i piatti della tradizione, sia di terra che di mare: molluschi, crostacei, frittura di paranza, spaghetti alle vongole, zuppe di pesce, passatelli, maccheroncini al ragù, ciauscolo, formaggi freschi o semistagionati, olive all'ascolana, pollo in potacchio, persino focaccia farcita e pizza napoletana.
Preferibilmente in abbinamento a piatti con tendenza dolce, di media grassezza o morbidezza, che ne esaltino per contrasto i caratteri organolettici.
Due sono quindi le ragioni del successo avuto in passato: favorevole rapporto qualità/prezzo, versatilità d'abbinamento.
Per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche, possiamo addentrarci in qualche ulteriore analisi.
Il vino Falerio essendo ottenuto da un blend di uve, può presentare delle variabili, anche in considerazione del terroir di provenienza; tuttavia si può a grandi linee individuarne i marcatori principali.
Il vino Falerio si presenta generalmente di color giallo paglierino brillante, occasionalmente con sfumature verdi.
Al naso non è molto intenso e complesso; presenta fini note floreali, frutta bianca, raramente di tipo tropicale, sfumature vegetali.
Al gusto è secco e sapido, si avvertono sensazioni fresche di acidità, pomacea, una certa ruvidezza dettata dalla maggiore o minore incidenza delle varie componenti del blend, di solito con finale lievemente ammandorlato.
Proprio tali caratteristiche organolettiche che favoriscono la versatilità d'abbinamento, lo hanno potuto etichettare come vino quotidiano e della tradizione.
Purtroppo nonostante tali valori enologici e tale retroterra storico culturale, la Denominazione è andata nel corso degli anni progressivamente squalificandosi, per il disinteresse dei produttori, per la crescente tendenza verso produzioni da monovitigno, per gli espianti di Trebbiano.
Oggi sul mercato non è raro trovare Falerio Doc anonimi, tendenzialmente acerbi, connotati da eccessiva magrezza.
Stante questa situazione, mi pare di poter dire che sia oggi complicato realizzare un progetto valido di recupero della tipologia; tuttavia è anche vero che per fissare il tratto distintivo territoriale, fattore sempre più indispensabile per ritagliarsi spazi di mercato e dare prospettiva, sarebbe utile ripartire dalle fondamenta.
Occorrerebbe cioè, secondo il mio punto di vista, avere il coraggio di ripercorrere sentieri dismessi o in stato di abbandono, per renderli di nuovo praticabili, provando a recuperare tipologie tradizionali in grado di veicolare storia.
Info di base Denominazione d'Origine Controllata.
La Doc Falerio fu istituita nel 1975, successivamente più volte modificata fino al 2014.
Base ampelografica, Trebbiano 20%-50%, Passerina 10%-30%, Pecorino 10%-30%; possono concorrere altre uve a bacca bianca autorizzate in regione Marche fino a un massimo del 20% (n.d.r.: Trebbiano funge da uva neutra, che non modifica il profilo fruttato di Passerina e quello acido/sapido di Pecorino).
Nel 2011 fu istituita la Doc Falerio Pecorino la cui base ampelografica è almeno 85% Pecorino.
Esiste un unico disciplinare per le due Doc, che norma le differenze tra le due tipologie per ciò che riguarda rese per ettaro, fittezza sesti d'impianto, composizione varietale, titolo alcolometrico.
Di seguito tre Falerio Doc di aziende vinicole del Fermano, paradigmatici degli attuali standard, tutto sommato dignitosi, freschi e fruttati, inadatti all'invecchiamento, da consumarsi preferibilmente nell'arco di due/tre anni.
Prezzo sullo scaffale € 6-7.
Degustati a 15°C, quindi a temperatura superiore a quella standard per i vini bianchi (10°-12°C), allo scopo di dilatare i marcatori e favorirne la percezione.
Mediamente intenso al naso, verticale; frutta bianca, mela, pera, susina, banana, sfumature pietrose minerali.
Accenni di tipo vegetale incrementano le sensazioni fresche.
Vieppiù citrino al palato, con finale ammandorlato, come di prammatica per la tipologia .
A dispetto del nome, non eccelle in lunghezza.
Frittura di paranza, uova di seppia in insalata di stagione, pizza napoletana.
Valutazione @avvinatore 73/100.
Il cromatismo fotografa lo stato evolutivo.
Quadro di media struttura sebbene ingrassato dall'impronta surmatura: nocciola, mango e albicocca maturi, lieviti.
Sentori soffusi, non prepotenti nè particolarmente impattanti sui recettori.
Procede più in ampiezza che in verticalità.
In bocca le note d'agrume clementina, contrappuntano la vena glicerica e rinfrescano.
Un Falerio sui generis, rotondo, avvolgente, con una sua cifra stilistica.
A mio parere potrebbe fornire linee d'indirizzo per l'emancipazione della tipologia, senza svincolarla dal cordone ombelicale di terra madre.
Risotto al nero di seppia, pagello alla piastra.
Valutazione @avvinatore 78/100.
Evidenzia doti di mineralità.
Quadro proiettato su toni di resine vegetali, tè verde e cetriolo, fiori di campo e banana, frutto esotico.
Ottima corrispondenza gustolfattiva.
Fresco di frutto e agrumato, di discreta persistenza, chiude lievemente ammandorlato.
Versatile su cucina di mare, cozze in guazzetto, olive all'ascolana.
Valutazione @avvinatore 77/100.
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Ancor oggi nella moderna Falerone possiamo ammirare i resti dell'anfiteatro e del tempio romano a testimonianza di quella fama e delle radici storiche.
Accompagna egregiamente i piatti della tradizione, sia di terra che di mare: molluschi, crostacei, frittura di paranza, spaghetti alle vongole, zuppe di pesce, passatelli, maccheroncini al ragù, ciauscolo, formaggi freschi o semistagionati, olive all'ascolana, pollo in potacchio, persino focaccia farcita e pizza napoletana.
Preferibilmente in abbinamento a piatti con tendenza dolce, di media grassezza o morbidezza, che ne esaltino per contrasto i caratteri organolettici.
Due sono quindi le ragioni del successo avuto in passato: favorevole rapporto qualità/prezzo, versatilità d'abbinamento.
Per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche, possiamo addentrarci in qualche ulteriore analisi.
Il vino Falerio essendo ottenuto da un blend di uve, può presentare delle variabili, anche in considerazione del terroir di provenienza; tuttavia si può a grandi linee individuarne i marcatori principali.
Il vino Falerio si presenta generalmente di color giallo paglierino brillante, occasionalmente con sfumature verdi.
Al naso non è molto intenso e complesso; presenta fini note floreali, frutta bianca, raramente di tipo tropicale, sfumature vegetali.
Al gusto è secco e sapido, si avvertono sensazioni fresche di acidità, pomacea, una certa ruvidezza dettata dalla maggiore o minore incidenza delle varie componenti del blend, di solito con finale lievemente ammandorlato.
Proprio tali caratteristiche organolettiche che favoriscono la versatilità d'abbinamento, lo hanno potuto etichettare come vino quotidiano e della tradizione.
Purtroppo nonostante tali valori enologici e tale retroterra storico culturale, la Denominazione è andata nel corso degli anni progressivamente squalificandosi, per il disinteresse dei produttori, per la crescente tendenza verso produzioni da monovitigno, per gli espianti di Trebbiano.
Oggi sul mercato non è raro trovare Falerio Doc anonimi, tendenzialmente acerbi, connotati da eccessiva magrezza.
Stante questa situazione, mi pare di poter dire che sia oggi complicato realizzare un progetto valido di recupero della tipologia; tuttavia è anche vero che per fissare il tratto distintivo territoriale, fattore sempre più indispensabile per ritagliarsi spazi di mercato e dare prospettiva, sarebbe utile ripartire dalle fondamenta.
Occorrerebbe cioè, secondo il mio punto di vista, avere il coraggio di ripercorrere sentieri dismessi o in stato di abbandono, per renderli di nuovo praticabili, provando a recuperare tipologie tradizionali in grado di veicolare storia.
Info di base Denominazione d'Origine Controllata.
La Doc Falerio fu istituita nel 1975, successivamente più volte modificata fino al 2014.
Base ampelografica, Trebbiano 20%-50%, Passerina 10%-30%, Pecorino 10%-30%; possono concorrere altre uve a bacca bianca autorizzate in regione Marche fino a un massimo del 20% (n.d.r.: Trebbiano funge da uva neutra, che non modifica il profilo fruttato di Passerina e quello acido/sapido di Pecorino).
Nel 2011 fu istituita la Doc Falerio Pecorino la cui base ampelografica è almeno 85% Pecorino.
Esiste un unico disciplinare per le due Doc, che norma le differenze tra le due tipologie per ciò che riguarda rese per ettaro, fittezza sesti d'impianto, composizione varietale, titolo alcolometrico.
Prezzo sullo scaffale € 6-7.
Degustati a 15°C, quindi a temperatura superiore a quella standard per i vini bianchi (10°-12°C), allo scopo di dilatare i marcatori e favorirne la percezione.
Falerio Doc '19 La Lunga
12% vol.
(trebbiano, passerina, pecorino, malvasia)
Vigneti Santa Liberata
Giallo paglia brillante, con riflessi oro.Mediamente intenso al naso, verticale; frutta bianca, mela, pera, susina, banana, sfumature pietrose minerali.
Accenni di tipo vegetale incrementano le sensazioni fresche.
Vieppiù citrino al palato, con finale ammandorlato, come di prammatica per la tipologia .
A dispetto del nome, non eccelle in lunghezza.
Frittura di paranza, uova di seppia in insalata di stagione, pizza napoletana.
Valutazione @avvinatore 73/100.
Falerio Doc '18 Monte del Grano
12,5% vol.
(trebbiano, pecorino, passerina)
Rio Maggio Vini
Giallo paglia carico, tendente al verde oro.Il cromatismo fotografa lo stato evolutivo.
Quadro di media struttura sebbene ingrassato dall'impronta surmatura: nocciola, mango e albicocca maturi, lieviti.
Sentori soffusi, non prepotenti nè particolarmente impattanti sui recettori.
Procede più in ampiezza che in verticalità.
In bocca le note d'agrume clementina, contrappuntano la vena glicerica e rinfrescano.
Un Falerio sui generis, rotondo, avvolgente, con una sua cifra stilistica.
A mio parere potrebbe fornire linee d'indirizzo per l'emancipazione della tipologia, senza svincolarla dal cordone ombelicale di terra madre.
Risotto al nero di seppia, pagello alla piastra.
Valutazione @avvinatore 78/100.
Falerio Doc '19 Eva
13% vol.
(trebbiano, passerina, pecorino)
Terra Fageto
Giallo paglierino tenue, limpido.Evidenzia doti di mineralità.
Quadro proiettato su toni di resine vegetali, tè verde e cetriolo, fiori di campo e banana, frutto esotico.
Ottima corrispondenza gustolfattiva.
Fresco di frutto e agrumato, di discreta persistenza, chiude lievemente ammandorlato.
Versatile su cucina di mare, cozze in guazzetto, olive all'ascolana.
Valutazione @avvinatore 77/100.
https://vinidiconfine.blogspot.com/2020/03/falerio-doc-time-degustazioni.html
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