L’idromele è la più antica bevanda alcolica attestata nel lessico comune indoeuropeo.
Era tra le più utilizzate nel mondo antico, prima che la diffusione della vite nel bacino del Mediterraneo ed in Europa, introducesse l'uso del vino.
Si diffuse ampiamente nella preistoria, soprattutto nelle pianure settentrionali ed orientali dell’Europa, anche in zone climatiche fredde.
La sacralità dell'ape, quale animale messaggero celeste che trasforma il sole in miele e la sacralità dell'acqua, vista come linfa vitale che scorre nelle vene della madre terra, rendono l’idromele sacro presso i Celti: come essenza del divino, nell’unione fra cielo e terra.
Nella mitologia indoeuropea, l’idromele è la bevanda tipica dell’aldilà.
Nel mondo celtico come in quello germanico è simbolo d'immortalità.
L'idromele è rimasto diffuso in alcuni territori italiani fino a tutto il medioevo, ove soprattutto in occasione dei matrimoni, nel mese lunare successivo alla cerimonia, veniva consumato dagli sposi nella convinzione che potesse dare forza alla coppia nella procreazione di eredi maschi.
Per questo motivo ancora oggi si usa definire il primo periodo dopo il matrimonio "Luna di miele".
Il miele va disciolto in acqua in debite proporzioni.
Il mosto ottenuto è messo a fermentare in fusti d'acciaio inox, per il tempo necessario a raggiungere la gradazione alcolica desiderata.
La fermentazione è molto lunga, si prolunga anche per mesi ed è fatta a temperatura controllata di poco inferiore ai 18°C, come nella vinificazione in bianco.
Va utilizzato solo miele pregiato di ottima qualità, prodotto artigianalmente.
Segue l'operazione di chiarifica, per ottenere un prodotto sufficientemente limpido.
Ottenuto il mosto pulito, si procede con l'inoculazione dei lieviti e la fase di affinamento nei tini.
Al termine dell'affinamento l'idromele è pronto per essere imbottigliato.
L'idromele (medovina) è una bevanda per il dopocena: ha un aroma molto particolare di cera che si intensifica con l'invecchiamento.
Può essere consumato caldo a 50-55°C in bicchieri da whisky oppure freddo a 12-16°C in calici da vino.
Era tra le più utilizzate nel mondo antico, prima che la diffusione della vite nel bacino del Mediterraneo ed in Europa, introducesse l'uso del vino.
Si diffuse ampiamente nella preistoria, soprattutto nelle pianure settentrionali ed orientali dell’Europa, anche in zone climatiche fredde.
La sacralità dell'ape, quale animale messaggero celeste che trasforma il sole in miele e la sacralità dell'acqua, vista come linfa vitale che scorre nelle vene della madre terra, rendono l’idromele sacro presso i Celti: come essenza del divino, nell’unione fra cielo e terra.
Nella mitologia indoeuropea, l’idromele è la bevanda tipica dell’aldilà.
Nel mondo celtico come in quello germanico è simbolo d'immortalità.
L'idromele è rimasto diffuso in alcuni territori italiani fino a tutto il medioevo, ove soprattutto in occasione dei matrimoni, nel mese lunare successivo alla cerimonia, veniva consumato dagli sposi nella convinzione che potesse dare forza alla coppia nella procreazione di eredi maschi.
Per questo motivo ancora oggi si usa definire il primo periodo dopo il matrimonio "Luna di miele".
fonte:
www.idromele.net
L'idromele è ottenuto dalla fermentazione del miele.www.idromele.net
Il miele va disciolto in acqua in debite proporzioni.
Il mosto ottenuto è messo a fermentare in fusti d'acciaio inox, per il tempo necessario a raggiungere la gradazione alcolica desiderata.
La fermentazione è molto lunga, si prolunga anche per mesi ed è fatta a temperatura controllata di poco inferiore ai 18°C, come nella vinificazione in bianco.
Va utilizzato solo miele pregiato di ottima qualità, prodotto artigianalmente.
Segue l'operazione di chiarifica, per ottenere un prodotto sufficientemente limpido.
Ottenuto il mosto pulito, si procede con l'inoculazione dei lieviti e la fase di affinamento nei tini.
Al termine dell'affinamento l'idromele è pronto per essere imbottigliato.
L'idromele (medovina) è una bevanda per il dopocena: ha un aroma molto particolare di cera che si intensifica con l'invecchiamento.
Può essere consumato caldo a 50-55°C in bicchieri da whisky oppure freddo a 12-16°C in calici da vino.
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