22^ edizione in chiaroscuro per Tipicità - Made in Marche Festival
Al di là di qualche disfunzione organizzativa che in verità mal si concilia con la disponibilità di mezzi, io credo che dopo 22^ edizioni siano ormai maturi i tempi per il salto di qualità del format a suo tempo anticipatore, ma che oggi rischia di rivelarsi miope rispetto ai mutamenti determinati dalla crisi economica e all'evolvere del mercato.Credo in sostanza che occorra agire preventivamente, per mettersi al riparo da cali di tensione possibili, dai quali sarebbe poi ben difficile risollevarsi.
Non solo: una messa a punto della formula, trasformerebbe Tipicità in fattore trainante dell'intera economia locale.
Lo strumento indispensabile per aggredire il mercato in modo univoco, salvaguardando le differenziazioni identitarie e contemporaneamente dare visibilità al territorio tutto.
Ciò che invece emerge dall'edizione 2014 è che non siano ancora chiari i rischi da un lato e le opportunità dall'altro.
Si conferma cioè un'impostazione a mio parere, obsolescente, troppo celebrativa o per meglio dire autocelebrativa e di mera vetrina.
Oserei dire che l'impressione che ne segue, è che sia il Festival dell'Eccellenze Made in Marche a promuovere l'Istituzione e non il contrario.
In sostanza secondo il mio punto di vista, occorre oggi pragmaticamente aggiornare la formula, rimodulandola su fattori più concreti di business.
Elaborando a tal fine un progetto nuovo, di mercato aperto, fruibile tutto l'anno (sulla falsariga di Eataly); all'interno del quale calendarizzare l'evento celebrativo tradizionale.
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