giovedì 30 aprile 2020

Indagine IRI per Vinitaly, trend mercato vinicolo fino a Pasqua 2020

Il mercato del vino nella "Distribuzione Moderna", tra gennaio e Pasqua.
I dati elaborati da IRI Information Resources Srl per Vinitaly nel periodo tra il 1 gennaio e il 19 aprile 2020.
Le vendite crescono del 7,9% a volume e del 6,9% a valore.
L’analisi tiene conto del fatto che i primi due mesi dell’anno non sono stati toccati dall’emergenza Covid19, a differenza di marzo e aprile.
Il confronto con i dati del 2019.
©Veronafiere_FotoEnnevi
Verona, 30 aprile 2020 – L’emergenza Covid19 ha colpito l’intera filiera vitivinicola italiana.
Pesa la chiusura di bar, ristoranti e il calo dell’export.
Gli italiani che in queste settimane hanno acquistato vino lo hanno fatto negli unici canali di vendita aperti: la Distribuzione Moderna, i negozi alimentari e lo shop on line.
Per quanto riguarda la Distribuzione Moderna, l’istituto di ricerca IRI ha elaborato per Vinitaly (riprogrammato dal 18 al 21 aprile 2021) i dati relativi al periodo che va da gennaio al 19 aprile 2020, dunque comprese le settimane di Pasqua.
Nei primi 3 mesi e mezzo dell’anno le vendite di vino nella Distribuzione Moderna (Iper, Super, Libero Servizio Piccolo, Discount) hanno registrato una crescita a volume del 7,9% (+ 6,9% a valore) rispetto allo stesso periodo del 2019.
Nel dettaglio, i vini Doc e Docg sono cresciuti del 6,8% (+ 7,6% a valore), i vini Igp e Igt del 10,5% (+7,7% a valore), i vini comuni del 7,2% (+4,1% a valore), le bollicine dell’1,2% (+1,6% a valore).
L’analisi di questo periodo è complessa perché i primi due mesi non sono stati toccati dall’emergenza Covid19, al contrario di marzo e aprile, con la variante delle settimane pasquali tra il 6 e il 19 aprile, di norma caratterizzate dai consumi da ricorrenza.
A marzo i vini Doc e Docg sono aumentati del 9,9%, mentre i vini Igt del 4,0%.
In calo le bollicine che sono scese del 5,4%, mentre il Prosecco è cresciuto dell’8,3%.
In ripresa il vino in brik, che a marzo è cresciuto dell’8,8%.
Il Bag in Box (il formato da due litri e mezzo con il rubinetto) è cresciuto del 36,8% (Iper, Super, Libero Servizio Piccolo).
Nelle due settimane pasquali le vendite di vino sono aumentate del 10,2%, mentre si è verificata una sensibile flessione delle bollicine: -38%.
Prosegue intanto la crescita del vino biologico che nel primo trimestre 2020 ha venduto 1 milione e 559 mila litri, con un aumento del 19%.
“Nella Distribuzione Moderna si è comprato più vino perché il consumo a casa ha sostituito, in parte, quello fuori casa, ma è diminuita la spensieratezza e quindi la volontà di stappare uno spumante – ha commentato Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI – Da inizio anno la crescita maggiore la fanno registrare il vino IGP ed il vino comune (da tavola). La crescita dei vini Doc/Docg, pur sostenuta, è frenata probabilmente dalla minore scelta assortimentale presente nei negozi più piccoli e dal minor tempo dedicato all’acquisto, conseguenza delle indicazioni fornite dai punti vendita di ridurre i tempi della spesa”.
La crescita degli acquisti di vino nella Grande Distribuzione in regime di lockdown è significativa, in particolare a volume, ma non basta a colmare il gap di domanda che si è creato con la chiusura del canale Horeca, specie per la fascia alta delle etichette – ha osservato Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere – I dati dimostrano, inoltre, una oggettiva propensione al risparmio, specie nel mese di aprile, da parte dei consumatori in questo momento particolare in cui anche Vinitaly è al fianco del settore per favorire il rilancio attraverso il business in tutte le sue declinazioni”.
Per capire la peculiarità dei dati sulle vendite di vino nella Distribuzione Moderna nei primi mesi del 2020, può essere utile confrontarli con quelli dell’anno 2019.
Nell’anno passato sono stati venduti quasi 670 milioni di litri nella Distribuzione Moderna (super, iper, libero servizio e discount) per un valore di poco superiore ai 2 miliardi di euro.
Con un aumento in volume dell’1,2% e in valore dell’1,8%.
Le bottiglie di vini a denominazione d’origine (Doc, Docg e Igt) hanno venduto 303 milioni di litri con una crescita del 2,8% sull’anno precedente.
Il prezzo medio (al litro) è di 4,66 euro, con un aumento dell’1,3%.
Dunque il 2019 può essere archiviato come un anno di crescita moderata, in cui prosegue la ridefinizione verso l’alto del valore del prodotto vino.
Le tipologie più vendute sono il rosso fermo (in calo dello 0,5%), il bianco fermo (che cresce dell’1,8%) e le bollicine (aumentate del 9,5%).
La classifica dei vini più venduti vede nell’ordine: Lambrusco, Montepulciano d’Abruzzo, Chianti Docg, Sangiovese, Barbera.
Va sottolineata la crescita del Chianti Docg: +6,9%.
Analizzando i vini con maggior tasso di crescita invece, la classifica vede ai primi posti: Lugana (con una crescita notevole del 30%), Ribolla, Pinot Grigio, Valpolicella, Aglianico.
Le vendite di vino e spumante biologico raggiungono i 5 milioni di litri (con una crescita del 10,5%) per un valore di 31 milioni di euro.
In collaborazione con:

lunedì 27 aprile 2020

Piceno Superiore Doc '15 Gotico, Ciù Ciù winery

Ciù Ciù della famiglia Bartolomei è azienda di primo piano dell'areale Piceno.
Affonda le sue radici negli anni '70 e vanta ad oggi oltre 150 ettari vitati.
Standard qualitativi medio alti su tutta la gamma.
Una conferma di ciò la troviamo in questo Piceno Superiore Doc, franco e fruttato, dal favorevole rapporto qualità/prezzo, non arriva infatti alla doppia cifra sullo scaffale, facilmente reperibile anche in Gdo.
Ottenuto da uve 70% montepulciano e 30% sangiovese, maturato 12 mesi in botti di rovere, più ulteriori 6 mesi in bottiglia, si presenta rosso rubino con riflessi violacei.
Impronta di vino appena maturo, vinoso, fruttato, floreale, con una scia tannica vivace nel finale.
Mora di rovo, rose e viole, vaniglia, fragoline, hanno ruolo da protagonista e indirizzano verso le freschezze.
Quadro ingrassato dallo sfondo salmastro, con accenni d'alloro e china calissaia.
Nel finale tornano calore alcolico e sapidità a levigare e corroborare persistenza e frutto rosso.
Degustato a 21°C.
Valutazione @avvinatore 85/100
In abbinamento su lasagne al forno, oca in umido, zampone e lenticchie.
Piceno Superiore Doc '15 Gotico
14% vol.
Abbinato su:
cotolette d'agnello e vitellone, impanate e fritte
Ciù Ciù Società Agricola
località S. Maria in Carro
Contrada Ciafone, 106 - Offida (AP)
Tel. +39 0736 810001
Fax: +39 0736 889772
Web:
http://www.ciuciuvini.it/
https://ciuciutenimenti.it/
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venerdì 24 aprile 2020

Lockdown e consumi vino, indagine Vinitaly Nomisma Wine Monitor

VINO, INDAGINE VINITALY-NOMISMA WINE MONITOR: LOCKDOWN HA FRENATO CONSUMI DEGLI ITALIANI, MA NEL POST COVID TUTTO TORNERÀ COME PRIMA, PORTAFOGLIO PERMETTENDO.
MANTOVANI (DG VERONAFIERE): CAMBIERANNO LE AZIENDE, DA NOI CONTRIBUTO DI CONOSCENZA E MERCATO.
Verona, 24 aprile 2020 - ‘Nulla sarà come prima’, il refrain post-emergenza, non vale per il popolo del vino: i consumatori italiani (l’85% della popolazione) si dichiarano infatti in buona sostanza fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla fase 2, compatibilmente con la loro disponibilità finanziaria.
Nel frattempo, non è come prima la dinamica dei consumi in regime di lockdown: il bicchiere è più mezzo vuoto che mezzo pieno e la crescita degli acquisti in Gdo non compensa l’azzeramento dei consumi fuori casa.
E se il 55% dei consumatori non ha modificato le proprie abitudini, tre su dieci affermano invece di aver bevuto meno vino (ma anche meno birra) in quarantena, a fronte di un 14% che indica un consumo superiore.
Lo afferma l’indagine – la prima a focus emergenza a cui ne seguiranno altre nei prossimi mesi – a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor ‘Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia’, realizzata su 1.000 consumatori di vino della popolazione italiana.
La presentazione della survey, moderata dal Ceo di Bertani Domains, Ettore Nicoletto, è in programma questa sera alle 17 nel corso della diretta streaming di ‘Italian wine in evolution’ ( https://winejob.it/webinar-italian-wine-in-evolution-3-appuntamento/ ), a cui parteciperanno il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani e il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini.
Il ‘dopo’ sarà come ‘prima’ per l’80% dei consumatori.
O più di prima, con i millennials che prevedono un significativo aumento del consumo in particolare di vini mixati (il 25% prevede di aumentarne la domanda), a riprova della voglia di tornare a una nuova normalità con i consueti elementi aggreganti, a partire dal prodotto e dai suoi luoghi di consumo fuori casa (ristoranti, locali, wine bar), che valgono una fetta di 1/3 del campione in termini di volume (il 42% tra i millennials).
Il vino – evidenzia l’indagine – non può dunque prescindere dal suo aspetto socializzante, se è vero che la diminuzione riscontrata è da addurre in larga parte (58%) al regime di isolamento imposto dall’emergenza Covid-19 che ha cancellato le uscite nei ristoranti, le bevute in compagnia e gli aperitivi.
Per contro, chi dichiara un aumento ha scelto il prodotto enologico quale elemento di relax (23%, in particolare donne del Sud), da abbinare alla buona cucina di casa (42%), specie tra gli smart worker del Nord.
Per il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Se poco sembra modificarsi nelle abitudini al consumo – e questa è una buona notizia –, le imprese del vino sono invece chiamate a profondi cambiamenti, alle prese con la necessità di reagire alle tensioni finanziarie e allo stesso tempo di difendersi dalle speculazioni. Il mercato e i suoi nuovi canali di riferimento saranno le principali cure per un settore che oggi necessita di un outlook straordinario sulla congiuntura e di un partner in grado di fornire nuovi orizzonti e soluzioni. Come Veronafiere – ha concluso – da qui ai prossimi mesi vogliamo prenderci ancora di più questa responsabilità a supporto del settore”.
In generale la quarantena sembra aver appiattito anche gli stimoli alla conoscenza, con la sperimentazione delle novità di prodotto in calo sul pre-lockdown (dal 73% al 59%), la preferenza verso i piccoli produttori (dal 65% al 58%), i vini sostenibili (dal 65% al 61%) e gli autoctoni (dall’81% al 76%).
Tendenze queste che a detta degli intervistati torneranno identiche a prima, nel post quarantena.
Ciò che è cambiato, ma è da verificare se lo sarà anche in futuro, è la preferenza del canale di acquisto online, balzata dal 20% al 25%.
Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “Per quanto il lockdown abbia cambiato modalità di acquisto e consumo di vino da parte degli italiani, il desiderio di ritornare ‘ai bei tempi che furono’ sembra prevalere sull’attuale momento di crisi e su comportamenti futuri che giocoforza saranno improntati ad una maggior precauzione e distanza sociale. Si tratta di un asset molto importante in termini di fiducia sulla ripresa e che va preservato soprattutto alla luce della imminente fase 2, anche perché il crollo stimato sul Pil italiano per i mesi a venire rischia di avere impatti sui consumi in considerazione di una domanda rispetto al reddito che nel caso del vino risulta elastica, e come tale, a rischio riduzione in virtù della recessione economica”.

lunedì 20 aprile 2020

Montecucco Doc Rosso '14 Rigoleto, Collemassari winery

Siamo all'interno della Doc Montecucco, in provincia di Grosseto, nella regione Toscana.
Castello di Collemassari di Maria Iris Bertarelli e Claudio Tipa, si trova a Cinigiano (Gr) ai piedi del monte Amiata ed è una delle tenute toscane di proprietà, oltre a quelle di Bolgheri e Montalcino.
Ottenuto da uve 70% sangiovese, 15% ciliegiolo, 15% montepulciano, coltivate alle pendici del monte Amiata, fermentato in acciaio, invecchiato circa dieci mesi, metà in acciaio e metà in legni di secondo e terzo passaggio, più ulteriori 6 mesi in bottiglia, si presenta alla vista rosso rubino cupo, non particolarmente consistente, con riflessi granata.
Quadro olfattivo d'impronta matura, caratterizzato da note speziate, pepe, chiodo di garofano, frutto e fiore appassiti, idrocarburo, accenni d'erbette aromatiche.
Palato coerente, sobrio, senza particolari ambizioni, connotato dal pepe, da uno sfondo rusticano di terra umida e di legno antico, altresì dotato di carica acidica rinfrescante e tannino vivace.
Concepito per l'uso quotidiano, non arriva alla doppia cifra sullo scaffale.
Versatile nell'abbinamento a tutto pasto, spaghetti al ragù, spezzatino di vitellone.
Temperatura di servizio 16°-18°C.
abbinato su:
trippa in umido
con patate
Montecucco Doc Rosso '14 Rigoleto
13,5% vol.
ColleMassari SpA Società Agricola
Località Poggi del Sasso 58044 Cinigiano (Gr)
Phone: +39 0564 990496
Fax: +39 0564 990498
Email: info@collemassari.it
Web: https://www.collemassariwines.it/

lunedì 13 aprile 2020

Marche Igt Bianco '16 Padreterno, Castrum Morisci winery

Siamo a Moresco (Fm) nella regione Marche, nel primo entroterra collinare, a meno di 10 chilometri dalla costa Adriatica.
Qui ha sede Castrum Morisci, azienda vinicola di antica tradizione risalente agli anni '30, che in questi ultimi anni è passata dal semplice conferimento, all'imbottigliamento ed elaborazione di uve di proprietà.
L'azienda vinifica sia in modo tradizionale che in anfore di terracotta.
Questo vino fa parte della linea anfora, innovativa, impegnativa, caratterizzata da bassa resa uva/vino, altresì dotata di etichettatura futurista, con codice Braille per non vedenti, QR Code, tappo a corona, disegnata dall'artista Chris Rocchegiani.
La gamma oggi comprende quattro vini, i cui nomi prendono spunto da altrettante contrade della città di Moresco (Fm).
In estrema sintesi potremmo etichettare questo vino come innovativo e conservativo: sposa da un lato la filosofia delle avanguardie vinicole del nord est italico ed europeo che da qualche anno a questa parte provano ad innovare strizzando l'occhio al passato, a pratiche arcaiche, all'ecosostenibilità in viticoltura, dall'altro lato però conserva uno stile pacato, oserei dire genuino, non cedendo a forzature, ad appesantimenti, all'enfasi estrema.
Ottenuto da uve Vermentino, Malvasia, Moscato, sottoposte a criomacerazione prefermentativa, vinificate separatamente in anfore di terracotta con lieviti indigeni, sottoposte a lunga macerazione sulle bucce e batonnage, successiva svinatura, assemblaggio e sosta sur lies di circa due mesi, decantazione a freddo prima dell'imbottigliamento, appare giallo paglia carico, tendente al verde oro.
Ventaglio olfattivo intrigante, connotato dall'impronta surmatura: frutto a polpa gialla, financo a guscio, cedro candito, pompelmo.
L'agrume predomina al gusto; la ricca materia e le glicerine trovano contrappunto nelle nervature acidiche rinfrescanti e nelle note amarotiche finali.
Tappo a corona.
Versatile su cucina di mare.
abbinato su:
lasagne al forno
con salsiccia,
rucola, funghi
Marche Igt Bianco '16 Padreterno
12% vol.
Cantina Castrum Morisci
Contrada Molino, 18
63826 Moresco (Fm)
cantina@castrummorisci.it

lunedì 6 aprile 2020

Falerio Doc, second half tastings

La Denominazione d'Origine Controllata marchigiana Falerio fa riferimento all'intero territorio amministrativo delle provincie di Ascoli Piceno e Fermo.
Si fa derivare il nome della Doc Falerio dall'antica città "Faleria Augusta", l'attuale Falerone in provincia di Fermo: situata tra le opulente città di Ausculum (Ascoli Piceno) e Firmum (Fermo), era nota già ai tempi della Roma Imperiale per le ottime uve e per le produzioni agrarie in genere.
Ancor oggi nella moderna Falerone possiamo ammirare i resti dell'anfiteatro e del tempio romano a testimonianza di quella fama e delle radici storiche.
A partire dagli anni '70 Falerio diventa sinonimo di vino quotidiano, territoriale, di larga diffusione.
Accompagna egregiamente i piatti della tradizione, sia di terra che di mare: molluschi, crostacei, frittura di paranza, spaghetti alle vongole, zuppe di pesce, passatelli, maccheroncini al ragù, ciauscolo, formaggi freschi o semistagionati, olive all'ascolana, pollo in potacchio, persino focaccia farcita e pizza napoletana.
Preferibilmente in abbinamento a piatti con tendenza dolce, di media grassezza o morbidezza, che ne esaltino per contrasto i caratteri organolettici.
Due sono quindi le ragioni del successo avuto in passato: favorevole rapporto qualità/prezzo, versatilità d'abbinamento.
Per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche, possiamo addentrarci in qualche ulteriore analisi.
Il vino Falerio essendo ottenuto da un blend di uve, può presentare delle variabili, anche in considerazione del terroir di provenienza; tuttavia si può a grandi linee individuarne i marcatori principali.
Il vino Falerio si presenta generalmente di color giallo paglierino brillante, occasionalmente con sfumature verdi.
Al naso non è molto intenso e complesso; presenta fini note floreali, frutta bianca, raramente di tipo tropicale, sfumature vegetali.
Al gusto è secco e sapido, si avvertono sensazioni fresche di acidità, pomacea, una certa ruvidezza dettata dalla maggiore o minore incidenza delle varie componenti del blend, di solito con finale lievemente ammandorlato.
Proprio tali caratteristiche organolettiche che favoriscono la versatilità d'abbinamento, lo hanno potuto etichettare come vino quotidiano e della tradizione.
Purtroppo nonostante tali valori enologici e tale retroterra storico culturale, la Denominazione è andata nel corso degli anni progressivamente squalificandosi, per il disinteresse dei produttori, per la crescente tendenza verso produzioni da monovitigno, per gli espianti di Trebbiano.
Oggi sul mercato non è raro trovare Falerio Doc anonimi, tendenzialmente acerbi, connotati da eccessiva magrezza.
Stante questa situazione, mi pare di poter dire che sia oggi complicato realizzare un progetto valido di recupero della tipologia; tuttavia è anche vero che per fissare il tratto distintivo territoriale, fattore sempre più indispensabile per ritagliarsi spazi di mercato e dare prospettiva, sarebbe utile ripartire dalle fondamenta.
Occorrerebbe cioè, secondo il mio punto di vista, avere il coraggio di ripercorrere sentieri dismessi o in stato di abbandono, per renderli di nuovo praticabili, provando a recuperare tipologie tradizionali in grado di veicolare storia.
Info di base Denominazione d'Origine Controllata.
La Doc Falerio fu istituita nel 1975, successivamente più volte modificata fino al 2014.
Base ampelografica, Trebbiano 20%-50%, Passerina 10%-30%, Pecorino 10%-30%; possono concorrere altre uve a bacca bianca autorizzate in regione Marche fino a un massimo del 20% (n.d.r.: Trebbiano funge da uva neutra, che non modifica il profilo fruttato di Passerina e quello acido/sapido di Pecorino).
Nel 2011 fu istituita la Doc Falerio Pecorino la cui base ampelografica è almeno 85% Pecorino.
Esiste un unico disciplinare per le due Doc, che norma le differenze tra le due tipologie per ciò che riguarda rese per ettaro, fittezza sesti d'impianto, composizione varietale, titolo alcolometrico.
Di seguito tre Falerio Doc di aziende vinicole del Fermano, paradigmatici degli attuali standard, tutto sommato dignitosi, freschi e fruttati, inadatti all'invecchiamento, da consumarsi preferibilmente nell'arco di due/tre anni.
Prezzo sullo scaffale € 6-7.
Degustati a 15°C, quindi a temperatura superiore a quella standard per i vini bianchi (10°-12°C), allo scopo di dilatare i marcatori e favorirne la percezione.
Falerio Doc '19 La Lunga
12% vol.
(trebbiano, passerina, pecorino, malvasia)
Vigneti Santa Liberata
Giallo paglia brillante, con riflessi oro.
Mediamente intenso al naso, verticale; frutta bianca, mela, pera, susina, banana, sfumature pietrose minerali.
Accenni di tipo vegetale incrementano le sensazioni fresche.
Vieppiù citrino al palato, con finale ammandorlato, come di prammatica per la tipologia .
A dispetto del nome, non eccelle in lunghezza.
Frittura di paranza, uova di seppia in insalata di stagione, pizza napoletana.
Valutazione @avvinatore 73/100.
Falerio Doc '18 Monte del Grano
12,5% vol.
(trebbiano, pecorino, passerina)
Rio Maggio Vini
Giallo paglia carico, tendente al verde oro.
Il cromatismo fotografa lo stato evolutivo.
Quadro di media struttura sebbene ingrassato dall'impronta surmatura: nocciola, mango e albicocca maturi, lieviti.
Sentori soffusi, non prepotenti nè particolarmente impattanti sui recettori.
Procede più in ampiezza che in verticalità.
In bocca le note d'agrume clementina, contrappuntano la vena glicerica e rinfrescano.
Un Falerio sui generis, rotondo, avvolgente, con una sua cifra stilistica.
A mio parere potrebbe fornire linee d'indirizzo per l'emancipazione della tipologia, senza svincolarla dal cordone ombelicale di terra madre.
Risotto al nero di seppia, pagello alla piastra.
Valutazione @avvinatore 78/100.
Falerio Doc '19 Eva
13% vol.
(trebbiano, passerina, pecorino)
Terra Fageto
Giallo paglierino tenue, limpido.
Evidenzia doti di mineralità.
Quadro proiettato su toni di resine vegetali, tè verde e cetriolo, fiori di campo e banana, frutto esotico.
Ottima corrispondenza gustolfattiva.
Fresco di frutto e agrumato, di discreta persistenza, chiude lievemente ammandorlato.
Versatile su cucina di mare, cozze in guazzetto, olive all'ascolana.
Valutazione @avvinatore 77/100.
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