mercoledì 13 luglio 2022

Primitivo vitigno

Proseguiamo il nostro viaggio virtuale nei territori vinicoli italiani.
Arriviamo in Puglia, per parlare di Primitivo.
Studi sul Dna hanno dimostrato affinità con lo Zinfadel californiano, Primitivo pare ne sia progenitore.
Il vitigno Primitivo è diffuso soprattutto nel meridione d'Italia, ha superficie vitata complessiva di circa 12-13.000 ettari, ha trovato in Puglia la zona d'elezione, il contesto pedoclimatico ideale, la tradizione consolidata di coltivazione e trasformazione.
Volendo utilizzare un'espressione metaforica, potremmo affermare che nei vini da uve Primitivo sia percepibile la solarità, la luminosità del paesaggio pugliese.
Primitivo ha un fruttato intenso, oserei dire esplosivo, amarene, mirtilli, sfumature floreali di viola, ma anche speziatura e tannino, il quale ha funzione di contrasto sulla ricchezza saccarotica peculiare del vitigno, la quale a sua volta è all'origine dell'elevato tenore alcolico; gli acini d'uva infatti, hanno notevole quantità di zuccheri, che si traduce in vini da 14 a 16 gradi alcolici e oltre.
Tuttavia è proprio la dotazione saccarotica a rendere meno avvertibile all'assaggio, il titolo alcolometrico elevato.
Vino Primitivo quindi da centellinare, da degustare, non da tracannare; ma questa è una regola di carattere generale, a mio parere valida sempre, per tutte le tipologie.
L'origine del nome Primitivo dipende dal fatto che è uva a maturazione precoce; già dalla seconda metà d'agosto infatti, può raggiungere maturità polifenolica ed essere pronta per la vendemmia.
In foto e video, una rappresentanza qualificata della tipologia: Salento Igt Primitivo, Schola Sarmenti, Nardò (Le).
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