"Un francese nelle Marche, parliamo di Pinot Nero" è stato il convegno d'apertura, a cui è seguita la degustazione di Pinot Nero prodotti da 8 cantine marchigiane.
Il Pinot Nero è un vitigno nobile, originario della Borgogna, diffusosi nel corso della storia in tutto il mondo; esistono circa 180 cloni di Pinot Nero al mondo.
In Italia il vitigno ha grande tradizione nelle regioni del nord, tanto da essere assimilabile ad autoctono.
L'Oltrepò Pavese è area vocata in fatto di Pinot Nero, è la terza area produttiva d'Europa, dopo Borgogna e Champagne; dai 3000 ettari coltivati ricava il 75% dell'intera produzione italiana.
Il celebre viticoltore altoatesino Franz Haas, uno dei padri nobili della viticoltura italiana, prematuramente scomparso un paio d'anni fa, soleva definire il suo Pinot Nero di base, come "il bianco tra i rossi", a significare come frutto leggiadro e freschezza ne costituissero il perno.
Il vitigno dà effettivamente vini di grande finezza, poco colorati e poco tannici, caratterizzati da note di frutti di bosco e spezie nelle versioni d'annata; tuttavia in quelle più strutturate destinate all'invecchiamento, può sviluppare spessore materico, tonalità surmature o di tipo animale, ciliegia sotto spirito, cuoio, cacao, sottobosco, grande complessità.
Il Pinot Nero è un vitigno poco produttivo, è esigente e fragile, soffre le malattie fungine e i ristagni d'umidità, predilige l'escursione termica, ha bisogno di un terroir ideale per ciò che concerne ad esempio composizione chimico fisica del terreno, esposizione, microclima, necessita di cure assidue in vigna, va monitorato, richiede quindi un impegno maggiore in fatto di ore di lavoro.
Coltivare Pinot Nero è una vera e propria sfida per ogni viticoltore.
Nelle Marche il Pinot Nero fu introdotto dall'Amministrazione Bonaparte agli inizi del diciannovesimo secolo.
Nel corso di un paio di secoli è avvenuta la selezione clonale, che ha consentito al vitigno di meglio adattarsi in alcune zone rispetto ad altre; sono 20-25 i cloni coltivati in regione da una quindicina di cantine.
Il Pesarese possiamo considerarlo oggi come zona d'elezione, comprende infatti oltre la metà delle cantine produttrici; in questo areale l'estratto secco notevole, dà vini forse meno eleganti, più irruenti, ma con un proprio carattere e distintività.
Da qualche anno a questa parte, troviamo Pinot Nero anche al di fuori del Pesarese, ad esempio nel Maceratese o nel Fermano; all'interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini a Cupi di Visso a circa 1000 metri sul livello del mare, troviamo il vigneto più alto delle Marche e tra i più alti d'Italia.
Il vitigno è base ampelografica in Colli Pesaresi Doc Focara e in Colli Pesaresi Doc Roncaglia (Focara e Roncaglia sono due sottozone), è inoltre autorizzato in Marche Igt.
Mi pare di poter dire che il livello medio della degustazione elpidiense sia stato più che confortante, molto buono a mio parere, nonostante le uve provenissero da vigneti, quasi tutti, d'impianto relativamente recente; fedeltà varietale, grande fruibilità ed equilibrio, piccoli frutti rossi e freschezza, i comuni denominatori, da considerare come effetti diretti di scelte mirate, sia in vigna che in cantina, come ad esempio la massimale riduzione delle rese, per un vitigno già poco produttivo di suo, in alcuni casi fino a 35 quintali per ettaro, o come l'utilizzo di legni di terzo passaggio, quindi non particolarmente invasivi, in fase d'affinamento.
- Marche Igt Pinot Nero 2021 San Marone, Fontezoppa winery- Marche Rosato Igt 2023 a Pois, Fontezoppa winery
- Marche Igt Rosso 2021 Rosso al Mare, Sor Rico winery
- Marche Igt Rosso 2021 Rosso al Mare, Sor Rico winery
- Marche Igt Pinot Nero 2022, Coppacchioli Tattini winery
- Marche Igt Pinot Nero 2022 Silvo, De Leyva winery
- Marche Igt Pinot Nero 2022 Silvo, De Leyva winery
- Marche Igt Pinot Nero 2022 Isabel (vinificato in bianco), De Leyva winery
- Colli Pesaresi Doc Focara Pinot Nero 2020, Roberto Lucarelli winery
- Colli Pesaresi Doc Focara Pinot Nero 2020, Roberto Lucarelli winery
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