Masterclass “I vini vulcanici: gli spumanti” condotta da Chiara Giovoni (Ambassadeur du Champagne in Italia e wine expert), Karin Meriot (Concours Mondial de Bruxelles) e Tommaso Luongo, con la partecipazione dell’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo.
Nel corso della presentazione al Vinitaly 2023, in anteprima nazionale, del progetto di ricerca realizzato da Nomisma Wine Monitor sul posizionamento dei vini campani a Denominazione d'Origine sul mercato nazionale e internazionale, è emerso che il 54% degli italiani dichiara di non aver consumato vini campani negli ultimi 12 mesi, perché non li riconosce, pur avendoli già acquistati e degustati.
Nomisma ha indagato le performance di mercato e ha coinvolto 1500 consumatori di vino rappresentativi della popolazione italiana (di cui 300 residenti in Campania) in un sondaggio sui comportamenti d'acquisto.
I risultati di tale rapporto Nomisma sui vini regionali, potrebbero indurre Consorzi e Istituzioni Campane ad intraprendere il percorso per l'introduzione di un brand Campania Dop nel prossimo futuro, con l’obiettivo di migliorare il posizionamento della produzione vinicola regionale; questa ipotesi tuttavia, sembra non trovare consenso unanime tra gli operatori vitivinicoli.
Al di là dei futuri sviluppi in materia di Denominazioni d'Origine, la degustazione guidata da Chiara Giovoni e Tommaso Luongo nel corso di Vinitaly 2023, può essere intesa non solo come sguardo allargato sul complesso della produzione regionale, ma anche come testimonianza del fatto che i produttori aspirano oggi a misurarsi in campo spumantistico con le aree italiche più vocate.
1) VSQ Brut Metodo Charmat Martinotti, Azienda I BorboniDa uve Asprinio.
Setoso, acidico: lime, agrume, lieviti, crosta di pane, zenzero.
Aperitivi, antipasti di mare.
2) Metodo Charmat Martinotti VSQ Extra Brut "Cabrì" etichetta bianca, Cantine I Favati
2) Metodo Charmat Martinotti VSQ Extra Brut "Cabrì" etichetta bianca, Cantine I Favati
Da uve Fiano.
Giallo paglierino scarico, acidico, mineralità salmastra, resine vegetali, frutta a pasta bianca.
6 mesi sui lieviti.
Aperitivi, antipasti di mare.
3) Metodo Classico Dosage Zero 2018 Pietrafumante, Casa Setaro
Da uve Caprettone coltivate nel Parco Nazionale del Vesuvio.
Effervescenza fitta, note floreali, fiore appassito, notevole carica acido/sapida; il terreno vulcanico conferisce affumicatura, polvere da sparo.
4) Metodo Classico Extra Brut Riserva 2018 Anni Venti, Cantine Di Marzo
Da uve Greco di Tufo, 36 mesi sui lieviti, sboccatura dicembre 2022.
Giallo oro, effervescenza, grana persistente, citrino, note di verdure a foglia larga, fine e corposo.
5) Metodo Charmat Martinotti Brut linea Anima Lavica "Metodo Italiano ja'na:re", La Guardiense
Da uve Falanghina, coltivate sui territori vulcanici dei Campi Flegrei.
3 mesi sui lieviti.
Giallo paglierino scarico, setoso, ben calibrato al palato, corposo e sapido, fine, note d'erbette aromatiche, origano fresco, citrino e lungo.
Aperitivi, antipasti di mare, fritture.
6) Metodo Classico Brut "Dubl Rosè Edition 1", Feudi San Gregorio
Cuvèe da uve prevalentemente Aglianico; il saldo Falanghina e Greco di Tufo probabilmente è inteso a smussare le ruvidezze dell'Aglianico.
78 mesi sui lieviti.
Rosa tenue, luminoso.
Fragranza fruttata, agrumato, complesso e sapido, resine vegetali, spezie orientali, corposo.
Pesce azzurro al forno.
7) Metodo Classico Brut Rosè 2019 "Gioi Extreme", Azienda Agricola San SalvatoreNasce dalla volontà di sperimentare in Metodo Classico il vitigno per eccellenza della tradizione campana.
Da uve Aglianico in purezza, affina in barrique, appare rosa tenue, quasi in sottrazione per ciò che concerne il colore; viceversa suolo tufaceo argilloso e bagaglio genetico dell'uva, operano in addizione sulla complessità, giustificando la qualifica di "extreme" in etichetta.
Lieviti e crosta di pane, spezie dolci, note terrose e tartufate, affumicatura, trasferiscono al palato e al naso il tratto varietale di un vitigno di grande carattere, ma difficilmente addomesticabile.
Salmone scottato in padella, cucina orientale.
Mi pare di poter dire che composizione chimico fisica dei suoli prevalentemente vulcanici, contesto pedoclimatico e vitigni autoctoni, non possano non essere parte integrante di un progetto volto alla riconoscibilità delle produzioni campane.
A tale proposito, la regione può vantare terroir peculiari, fortemente identitari: condizioni propedeutiche al buon esito del progetto.
Tuttavia proprio in considerazione del forte timbro territoriale delle produzioni campane, l'ambito spumantistico potrebbe trovarsi di fronte ad un percorso più accidentato nel contemperare terroir e cifra stilistica e nell'evitare che l'uno sovrasti l'altra; la ricerca dell'ideale bilanciamento, sarà a mio parere, la sfida futura per il comparto spumantistico campano.
Nessun commento:
Posta un commento