E' un dato di fatto che la crisi abbia colpito anche il settore vitivinicolo, come dimostrano i dati statistici relativi a produzione e consumo. Certamente la crisi economica ha avuto un ruolo, ma non è stata la sola causa dell'attuale ristagno dei consumi interni. Credo che il settore, in questi ultimi anni, abbia avuto in sè un virus in incubazione, che aspettava soltanto l'abbassamento delle difese immunitarie per provocare danno. L'esigenza dell'immagine, del marketing o comunque del business del vino, corroborate dall'opera dei media di settore, hanno portato ad una graduale lievitazione dei prezzi e ad imboccare una strada senza uscita. Ora infatti, stante l'attuale congiuntura economica, la situazione è capovolta: i beni voluttuari sono i primi a pagare dazio, quella strategia di mercato si rivela un boomerang, si innesca il pericolo della disaffezione o del vero e proprio disinteresse. Si cerca di correre ai ripari: chi prima spingeva sul piede dell'acceleratore, ora frena. Si punta ad una politica dei prezzi adeguata al momento: può bastare?
Io credo che questa da sola non sia in grado di risolvere i problemi, ma debba essere integrata da iniziative rivolte ad alimentare l'interesse per i prodotti e i luoghi, renderli piacevoli ed a portata di mano, coinvolgendo cioè il consumatore in un rapporto il più possibile diretto con i produttori; spetta a questi proporsi in un'offerta più dinamica, predisporsi mentalmente e con attrezzature adeguate per avere un legame continuo con l'utente consumatore, per sollecitarne in questo modo la passione e mantenerla viva anche in momenti difficili. Per superare situazioni delicate e complesse, al di là di ogni possibile strategia rivolta a contrastarle, ognuno può dare un contributo proprio, seppur piccolo, comunque importante.Il tema dell'accoglienza è, secondo me, centrale soprattutto in questo contesto territoriale marchigiano che non ne ha mai fatto un suo punto di forza. Noto che lentamente si sta prendendo atto dell'importanza del tema in questione; pian piano ci si sta muovendo nella direzione della riqualificazione delle strutture dell'accoglienza, ma c'è ancora molto da migliorare; accanto ad una buona volontà di fare e di mettere in campo gli aspetti più genuini e tipici, non c'è, a volte, la disponibilità di strutture consone alla ricchezza dei paesaggi e dei prodotti.
Penso che un'opera di sensibilizzazione verso queste tematiche sia produttiva e dovuta: puntare l'attenzione su questo aspetto contribuisce non solo a sollecitare l'interesse del consumatore, ma allevia le problematiche e i costi di una filiera ormai insostenibile per il mercato e va anche ad intersecare altri settori, come ad esempio quello turistico, innestandosi sinergicamente nel discorso più ampio di valorizzazione del territorio.