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martedì 22 ottobre 2024

Via libera alle UGA in Alto Adige Doc

La zona di produzione della Denominazione d'Origine Controllata "Alto Adige" o "Sudtirol", istituita nel 1975, si trova all'interno della provincia di Bolzano ed è delimitata nella parte superiore dal percorso del fiume Adige e in quella inferiore dalla Valle Isarco.
La collocazione vigneti va da circa 220 metri sul livello dal mare, fino ad oltre i 1000 metri; sensibili quindi possono essere le differenze pedoclimatiche e di terroir, per salvaguardare le quali furono istituite ben 6 sottozone (Valle Isarco, Santa Maddalena, Terlano, Merano, Val Venosta, Colli di Bolzano).
L'istituzione delle UGA (Unità Geografiche Aggiuntive all'interno di una Denominazione d'Origine) di questi ultimi giorni, rappresenta quindi un ulteriore sviluppo nel percorso identitario iniziato anni or sono.
Grazie al riconoscimento da parte del Ministero dell’Agricoltura (MASAF), la zonazione in Alto Adige ottiene, da oggi, uno status giuridico speciale.
Tale zonazione si prefigge di circoscrivere aree omogenee, individuarne i vitigni ottimali, inoltre di fissare limiti alla quantità di raccolto, con l'obiettivo ultimo di assicurare qualità e di garantire il consumatore sulla provenienza del vino e sull'individuazione dei vigneti.
Di conseguenza la specifica zona, per esempio Gries, Mazon, Eppan Berg o Brenntal per citare solo alcune delle 86 ufficialmente riconosciute, potrà in futuro essere indicata in etichetta come “Unità Geografica Aggiuntiva” (UGA) al fianco della denominazione “Alto Adige Doc”.
Si tratta della conclusione definitiva di un impegnativo iter di approvazione avviato dal Consorzio Vini Alto Adige già diversi anni fa.
Nelle varie località vinicole sono state formate commissioni composte da agronomi, enologi, viticoltori, produttori ed esperti di storia della viticoltura”, afferma il presidente del Consorzio Vini Alto Adige nonché presidente della Cantina Kurtatsch Andreas Kofler “A loro è stato assegnato il compito di suddividere le varie zone e decidere quali fossero i vitigni più adatti alle varie parcelle”.
Una suddivisione complessa
Alla base del concetto di zonazione c’è la consapevolezza che la qualità delle uve e del vino è condizionata innanzitutto dal terroir e dal microclima, oltre che dall’altitudine, dalla pendenza del terreno, dall’irraggiamento solare, dalle correnti ascensionali calde, dalla circolazione dell’aria e dalle precipitazioni.
Di conseguenza, per definire delle zone omogenee, sono stati valutati dati relativi al microclima, all’irraggiamento solare, all’ombreggiatura, all’altitudine e alle peculiarità del terreno.
Abbiamo attribuito enorme importanza anche al legame che queste zone hanno con la storia. Grazie al Catasto Teresiano della metà del XVIII secolo siamo stati in grado di risalire ai nomi storicamente attribuiti alle zone di coltivazione”, sottolinea il vicepresidente del Consorzio Vini Alto Adige nonché titolare della Tenuta J. Hofstätter di Termeno Martin Foradori.
Definiti i vitigni e ridotte le quantità
Oltre alla zonazione geografica del territorio della Doc Alto Adige, sono stati definiti anche i vitigni più adatti alle singole parcelle: “È importante precisare che il viticoltore potrà comunque continuare a coltivare, anche nelle Uga definite, i vitigni ammessi in Alto Adige”, spiega Eduard Bernhart, direttore del Consorzio Vini Alto Adige “Tuttavia, a poter essere identificati come vini da unità geografica aggiuntiva, saranno solo quelli prodotti da varietà selezionate dagli esperti. A seconda della Uga, possono anche esserci fino a cinque vitigni diversi, ma ci sono Uga per le quali sono stati selezionati solo uno o due vitigni”, precisa Bernhart.
Con una riduzione della quantità del 25% rispetto alla quantità ammessa per la Doc Alto Adige, ci assicuriamo anche che la qualità di questi speciali vini subisca un ulteriore incremento”, afferma Andreas Kofler.
E Martin Foradori aggiunge: “Il nostro obiettivo è portare nella bottiglia le speciali caratteristiche delle diverse zone. ‘Terroir’ non deve essere solo un concetto per il marketing, ma deve essere riconoscibile anche nel bicchiere”.
Un aiuto al consumatore finale
Un’ulteriore novità è rappresentata dal pittogramma specificamente realizzato dal Consorzio Vini Alto Adige. In etichetta, oltre all’indicazione della zona, il produttore è tenuto a riportare anche questo pittogramma. In questo modo, in futuro, consumatrici e consumatori avranno la possibilità di distinguere questi vini dal resto dell’offerta vinicola.
Andreas Kofler conclude delineando anche la visione perseguita dal settore vitivinicolo altoatesino con questa zonazione: “Se – come già avvenuto per i modelli adottati da altre famose zone vinicole – il nostro progetto riuscirà ad affermarsi, queste zone potranno diventare sinonimo di grandi vini, unici e inconfondibili”.

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