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venerdì 15 maggio 2015

Trattato di Libero Scambio UE e USA al Ferrara Festival

TTIP: sui diritti e sul cibo si può trattare?
Gli opposti si incontrano al Ferrara Festival
Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) fra UE e USA punta a ridurre dazi e barriere tariffarie, ma mette in discussione il sistema di controlli europeo.
comunicato stampa
A confronto i diversi punti di vista sul TTIP.
Focus della tre giorni del Festival di Altroconsumo – a Ferrara dal 22 al 24 maggio – in piazza del Municipio alle ore 11 sabato 23 maggio:  “Il Trattato TTIP: rischi e vantaggi. Sui diritti e sul cibo si può trattare?”.

Da un parte i rappresentanti dei consumatori, Luisa Crisigiovanni, Segretario Generale associazione Altroconsumo e Monique Goyens, Direttore Generale BEUC.
Dall’altra Simone Crolla, Managing Director American Chamber of Commerce in Italy.
Cinzia Scaffidi, Vicepresidente Slow Food Italia e Monica Di Sisto, Vicepresidente Fairwatch tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP, completano il panel dei soggetti a confronto.
Modera Nicola Porro, Vice Direttore de Il Giornale.

Il settore agroalimentare è una sezione fondamentale del Trattato, l’incontro sarà l’occasione per discutere gli standard dei sistemi di controllo dei cibi; le legislazioni di UE e Stati Uniti sono infatti agli antipodi.
Qualche esempio di differenza di approccio.
- Il principio di precauzione: se c’è un rischio molto elevato che un prodotto possa far male, in Europa, le autorità possono intervenire in attesa di accertamenti scientifici; negli States vige il principio praticamente opposto, per cui alimenti e procedure sono sicuri fino a prova contraria.
- Severità sulla filiera: nel nostro sistema la sicurezza deve essere garantita lungo tutta la filiera produttiva “from farm to fork” (dai campi alla tavola), con prerequisiti igienici per i produttori, tracciabilità del prodotto ecc.; il sistema Usa invece, verifica per lo più la sicurezza del prodotto finito (ecco perché i trattamenti di igienizzazione chimica con la clorina sulla carne di pollo sono così diffusi, mentre in Ue sono proibiti).
- Niente ormoni nella carne: in Europa è proibito somministrare ormoni al bestiame per farlo crescere di più, perché mancano sufficienti studi circa la loro sicurezza. Negli Usa invece è ammesso l’uso di queste sostanze che riducono i tempi di allevamento e quindi fruttano moltissimo alle imprese.
- Meno antibiotici: negli allevamenti americani gli antibiotici possono essere usati in dosi maggiori, anche per far crescere di più gli animali. In Europa i limiti sono più restrittivi e l’uso è consentito solo per proteggere il bestiame dalle malattie.
- Ogm senza etichetta: nell’Ue i prodotti che contengono più dello 0,9% di Ogm devono dichiararne la presenza in etichetta. L’informazione sulle confezioni non è mai obbligatoria negli Stati Uniti.
- Le denominazioni d’origine non importano: cosa succederebbe se gli States potessero esportare i tanti prodotti che rubano il nome delle nostre 250 Dop e Igp (come ad esempio il “Parmesan” o il “Gorgonzola” prodotto in Illinois)? Per noi il nome deve restare garanzia della provenienza e della qualità degli alimenti.

L’accordo sposterà l’ago della bilancia verso gli standard europei o verso quelli americani?
Difficile dirlo, anche perché tutte le sessioni del negoziato sono a porte chiuse, vengono rilasciate sporadiche comunicazioni ed è stato necessario l’intervento della Corte di Giustizia Europea per ottenere, a ottobre 2014, la pubblicazione delle linee guida delle trattative.

Oltre ai dubbi legati al sistema dei controlli, è ancora tutta da dimostrare la profittabilità economica, almeno per i cittadini europei, del Trattato.
Un accordo che impatterà sulla vita di oltre 800 milioni di persone e secondo i negoziatori favorirà l’economia di entrambe le parti, con un aumento del PIL dell’Unione Europea di circa 120 miliardi di euro l’anno (circa lo 0.5% di tutto il Prodotto Interno Lordo Europeo) e di 90 miliardi per gli Stati Uniti (0.4% del PIL USA).
Per l’Italia le stime sono di un aumento di export di 2 miliardi di Euro all’anno, numeri che hanno convinto immediatamente il governo ad appoggiare il TTIP.
Non sono dello stesso parere gli oppositori al trattato che portano a esempio lo studio della Tufts University del Massachusetts.
I ricercatori del New England prevedono la perdita di quasi 600.000 posti di lavoro in tutta Europa e una riduzione del reddito procapite, che varierà da stato a stato, compresa fra i 165 e gli oltre 5mila euro.
Sempre secondo lo stesso studio il TTIP sarà a tutto vantaggio degli USA: quasi 800mila nuovi posti di lavoro e un aumento del reddito procapite di € 699.

Quest’anno il Festival di Altroconsumo #direfarecambiare sarà all’insegna dell’innovazione per una nuova generazione di consumatori 2.0.
La tre giorni avrà il patrocinio del Comune e della Provincia di Ferrara e vedrà come partner Ferrara Fiere Congressi e Ferrara terra e acqua.
Il programma dell’evento si arricchirà di giorno in giorno, sul sito www.altroconsumo.it

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1 commento:

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