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sabato 3 dicembre 2011

Parla come mangi e come bevi.

Parla come mangi e come bevi: ovvero della relazione tra mutamento socio economico, abitudini alimentari e ruolo del vino all'interno di queste.

Alimentarsi è per così dire, un atto agricolo, nel senso di atto naturale, fondamentale per la sopravvivenza.
Quando però si voglia mettere tale atto semplice e naturale in correlazione con le tradizioni, la sfera identitaria territoriale e il concetto di qualità della vita, ecco che assume un risvolto intellettuale, nel senso che in tale correlazione si riflettono anche la cultura, il grado di civiltà e l'evoluzione dei modelli sociali di riferimento, così come le problematiche socio economiche e politiche che li determinano.
L'atto alimentare quindi, chiude un ciclo naturale che lega il corpo e la mente ai fini sia della sopravvivenza che della qualità della vita.

Anche il mondo del vino, che pure è parte integrante del settore alimentare, è caratterizzato da questa duplice componente: agricola e intellettuale. Laddove però la seconda è a mio avviso, più rilevante, proprio per la maggior incidenza degli aspetti valoriali o di qualità della vita, rispetto a quelli della stretta sussistenza.

Da sempre il vino ha fatto parte della nostra tradizione alimentare, legandosi però in modo diverso ai modelli socio economici che man mano si sono succeduti nel tempo. Diciamo che il suo ruolo all’interno della dieta quotidiana, è andato via via evolvendosi e mutando, al mutare del modello sociale di riferimento.
E' del tutto evidente ad esempio, come nel tempo si sia passati dal concetto di vino "alimento" della società prevalentemente agricola del secolo scorso (qui il vino era parte integrante e costitutiva delle abitudini alimentari, più ricche di legumi, cereali, grassi e farinacei che di carboidrati e proteine, e di conseguenza adeguato e commisurato ad esse nei caratteri organolettici semplici), a un concetto di vino che io chiamerei "corredo", della società odierna industriale e post industriale. Di fatto ora il vino valorizza, non semplicemente accompagna le nostre abitudini alimentari (rivedute e corrette anch'esse rispetto a quelle passate) e le nobilita con ricchezza di caratteri ed espressività tali da sollecitare le sensibilità sensoriali individuali e consentire persino di soffermarsi in fase di degustazione, su analisi organolettiche più o meno approfondite e puntuali.
Tuttavia proprio per questo motivo, ovvero per il legame esistente tra vino, abitudini alimentari e mutamenti socio economici, anche quello attuale di vino “corredo” non può considerarsi come concetto assoluto e definitivo, ma al contrario destinato ad evolvere e modificarsi.
Volendo cioè andare oltre l'oggi e guardare in prospettiva, mi sembra che ci siano già ora segnali indirizzati a una diversificazione della funzione del vino all'interno del regime alimentare, proprio in relazione alle diverse esigenze generate da una società sempre più complessa e in via di trasformazione.
A mio parere saranno cioè possibili da qui in avanti, molteplici declinazioni del ruolo del vino: sia in versione fast che in versione slow.
Comunque e sempre in stretto legame con la società che cambia e che modifica abitudini e stili di vita.

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