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mercoledì 19 agosto 2009

Vino Cotto Cantina Bernabei, Loro Piceno.

Il Vino Cotto è un prodotto tipico di Marche e Abruzzo, con profonda e radicata tradizione.
Nonostante ciò è stato a rischio scomparsa, poichè la normativa impedisce di affiancare il termine "vino" ad una bevanda ottenuta dal riscaldamento del mosto.
Ne è stata salvaguardata la produzione e la commercializzazione, solo con decreto ministeriale dell'anno 2000 che lo ha inserito nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali delle Marche e nell'identico elenco abruzzese.
Da tale data può essere commercializzato scrivendo in etichetta il termine "vino", precedentemente vietato.
Risultano documentazioni che fanno riferimento al Vino Cotto risalenti al primo secolo dopo Cristo: già questo solo fatto sta ad indicare quale radicamento questo prodotto abbia nella tradizione contadina locale.
Soprattutto nella società a prevalente economia agricola che ci ha preceduto, un buon Vino Cotto era il biglietto da visita del bravo agricoltore.
In verità è molto probabile che in origine, il largo uso e produzione di Vino Cotto da parte degli agricoltori derivasse dalla scarsa esperienza in fatto di vinificazione: in sostanza si preferiva bollire il vino, piuttosto che perderlo.
In seguito le esperienze maturate nel settore, hanno portato a raffinare la produzione di Vino Cotto, fino a toccare punte di eccellenza.
Oggi ci sono, in particolare nelle provincie di Fermo e Macerata, località famose per la produzione di Vino Cotto: Lapedona, Ortezzano e naturalmente Loro Piceno dove ha sede:
Cantina di Franco Bernabei
contrada Vignali Bagnere 41
tel: 333 2278013 - 338 6720995 - 0733 509164.
Credendo nella specialità e unicità di questo particolare vino dal colore ad occhio di gallo, giallo ambrato con sfumature nocciola, da circa venti anni Franco ha incrementato la sua produzione realizzando una cantina che può ora vantare discreti volumi.
Base indispensabile per la realizzazione del Vino Cotto, è la scelta di più qualità d'uva; generalmente a bacca bianca (trebbiano, galloppa, maceratino), da cui si viene ad ottenere poi un mosto dall'ottima gradazione.
Il prodotto fin qui ottenuto, viene fatto bollire in specifici recipienti d'acciaio definiti nel gergo colloquiale "callare". La scelta di far cuocere in tale materiale è stata presa dopo aver sperimentato che il rame a differenza dell'acciaio, lascia residui metallici nel vino.
Dopo la bollitura, il prodotto ottenuto viene fatto fermentare per almeno 5/6 mesi; quindi messo in affinamento per un lunghissimo periodo (anche 10 anni) in botti di rovere.
Come tradizione vuole, nel maceratese, a differenza che nell'ascolano, il vino appena cotto non viene rimboccato in caratelli dove è già presente quello degli anni precedenti, ma ogni annata fermenta e affina in modo autonomo; questo per evitare rifermentazioni che andrebbero ad incidere negativamente sul grado alcolico.
Elementi importantissimi quindi, per ottenere un prodotto di alta qualità, sono la messa del vino in botti di legno e la sua lunga conservazione.
Per assaporare e degustare al meglio la dolcezza e fragranza di questo vino, affiancarlo a dolci secchi, crostate, frutta e castagne che lo rendono ancora più appetibile e buono per qualsiasi occasione.
Non si escludono tuttavia, altri utilizzi gastronomici di cucina: per sfumare carni o per salsare.

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