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domenica 28 agosto 2022

Castelli di Jesi Verdicchio Doc e Riserva Docg, guided tasting

Nell'ambito della terza edizione di Marche in Vino Veritas ad Offida 12 e 13 agosto 2022, abbiamo avuto modo di partecipare a quattro degustazioni guidate: Offida Pecorino Docg, Rosso Piceno Superiore Doc, Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc e Riserva Docg, Rosso Conero Doc e Conero Riserva Docg.
Le degustazioni guidate si sono tenute nel trecentesco ex Monastero di San Francesco sede della Vinea (società che sovrintende alle attività agricole locali e alle attività di promozione) e sede dell'Enoteca Regionale delle Marche.
Relatore Sommelier Prof. Francesco Felix.
A seguire Verdicchio dei Castelli di Jesi Metodo Classico Doc, Classico Superiore Doc, Riserva Docg.
1) Castelli di Jesi Verdicchio Doc Spumante Metodo Classico Brut Riserva Millesimato 2019, Garofoli
12% vol.
Almeno 24 mesi sui lieviti.
Giallo paglierino verdolino, grana fine, mediamente persistente.
Impronta agrumata, buccia di limone, frutta bianca, accenni di lieviti e crosta di pane, erbette aromatiche.
In bocca è setoso, sapido, con finale lungo e citrino.
Voto @avvinatore: 8.
2) Castelli di Jesi Verdicchio Classico Superiore Doc '21 Vigna Vittoria, Lucchetti
13,5% vol.
Tappo a vite.
Ottenuto da vigneti di età media di 30 anni, vinificato con lieviti indigeni, 6 mesi in cemento vetrificato e 6 mesi in bottiglia.
Giallo paglia tenue, tendente al verde.
Dotazione minerale traducibile in pietra bagnata, fieno, connotazioni iodate, frutta bianca, pera.
Bocca proiettata sul salino intenso, polposo d'agrume e lungo.
Voto @avvinatore: 8.
3) Castelli di Jesi Verdicchio Classico Superiore Doc '19 Stefano Antonucci, Santa Barbara
13,5% vol.
Vinificato in acciaio, maturato in barrique.
Di colore verde luminoso.
In bella evidenza la dotazione minerale, ma anche frutto a polpa bianca, agrume, mandarino, fiore di ginestra; sfumature cremose cercano di controbattere l'impronta citrina, che torna decisa nel finale, accompagnata da connotazioni ammandorlate.
Voto @avvinatore: 8.
4) Castelli di Jesi Verdicchio Classico Riserva Docg '17 Misco, Tenuta di Tavignano
13,5% vol.
Da uve di secondo o terzo passaggio, vendemmiate cioè tardivamente al fine di concentrare gli zuccheri.
Vinificato in acciaio con 12 mesi di sosta sur lies e successivo lungo affinamento in bottiglia di circa 18 mesi.
Appare giallo luminoso, tendente al verde/oro.
Complesso e austero.
La dotazione minerale vira su erba tagliata, fieno e pietra focaia, appaiono sfumature fumèe, frutta secca e mandorla; la bocca è ricca di frutto giallo maturo e a guscio, ma anche di connotazioni citrine, in parte ridimensionate dalla sosta sur lies.
Voto @avvinatore: 8+.
5) Castelli di Jesi Verdicchio Classico Riserva Docg '16 Vigna Novali, Moncaro
14% vol.
Ottenuto da uve in parte surmature con sviluppo di muffa nobile, fermentato con lieviti indigeni, sosta 10 mesi sulle fecce fini in acciaio e in piccola parte in barrique, affina 18 mesi in bottiglia.
Appare giallo oro carico, solare.
Ricco e maturo al naso: pesca gialla, accenni tostati, burro fuso, biscotto e crema pasticcera.
In bocca il volume olfattivo trova parziale riscontro; in questa fase esprime appieno l'anima citrina, apparsa meno pronunciata al naso.
Voto @avvinatore: 8.
Castelli di Jesi Verdicchio Doc e Riserva Docg, basic info:
La zona di produzione di Castelli di Jesi Verdicchio Doc e Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg è individuata dal bacino del fiume Esino e comprende il territorio amministrativo di 23 comuni della provincia di Ancona e due della provincia di Macerata (Apiro, Cingoli), storicamente denominati Castelli perché gravitanti nella politica e nell'economia della città di Jesi che nel 1194 diede i natali a Federico II di Svevia.
Castelli di Jesi Verdicchio Doc istituita nel 1968, prevede 5 tipologie:
“Verdicchio dei Castelli di Jesi”
“Verdicchio dei Castelli di Jesi” Spumante
“Verdicchio dei Castelli di Jesi” Passito
“Verdicchio dei Castelli di Jesi” Classico
“Verdicchio dei Castelli di Jesi” Classico Superiore.
Castelli di Jesi Verdicchio Riserva approvata come tipologia della Doc nel 1995, diventa Docg nel marzo 2010; tale Denominazione d'Origine Controllata e Garantita è riservata ai vini «Castelli di Jesi Verdicchio Riserva» e «Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico», prima di essere immessi al consumo devono essere sottoposti ad un periodo d'invecchiamento minimo di 18 mesi, di cui almeno 6 in bottiglia, a decorrere dal 1° dicembre dell'anno della vendemmia.
La menzione "Classico" è consentita solo nell'area storicamente vocata, peraltro molto vasta poichè comprende 19 comuni, con esclusione dei territori posti alla sinistra del fiume Misa e dei territori appartenenti a 6 comuni del comprensorio Verdicchio posti in provincia di Ancona.
Per la tipologia "Classico Superiore" sono previste norme più restrittive per ciò che concerne ad esempio le rese o il titolo alcolometrico minimo; per questa tipologia è inoltre previsto il passaggio a Docg a partire dalla vendemmia 2023 e a questo scopo si stanno approntando i termini del nuovo disciplinare di produzione.
La tipologia “Spumante” può essere qualificata con la menzione “Riserva” a condizione che il vino sia stato sottoposto ad un periodo d'invecchiamento non inferiore ad un anno e ad un periodo di permanenza sulle fecce non inferiore a nove mesi.
Superficie coltivata a Verdicchio circa 2.100 ettari, produzione Doc anno 2021 oltre 134.000 ettolitri, imbottigliato da 75cl. nel 2021 oltre 18.700.000.

domenica 21 agosto 2022

Rosso Piceno Superiore Doc, degustazione guidata

Nell'ambito della terza edizione di Marche in Vino Veritas ad Offida 12 e 13 agosto 2022, abbiamo avuto modo di partecipare a quattro degustazioni guidate: Offida Pecorino Docg, Rosso Piceno Superiore Doc, Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc e Riserva Docg, Rosso Conero Doc e Conero Riserva Docg.
Le degustazioni guidate si sono tenute nel trecentesco ex Monastero di San Francesco sede della Vinea (società che sovrintende alle attività agricole locali e alle attività di promozione) e sede dell'Enoteca Regionale delle Marche.
Relatore Sommelier Prof. Francesco Felix.
A seguire Rosso Piceno Superiore Doc
1) Rosso Piceno Superiore Doc '20 Katharsis, San Filippo
14,5% vol.
Da uve 65% montepulciano e 35% sangiovese, maturato 12 mesi in botte grande, appare rosso rubino con riflesso granata.
Note smaltate e mentolate, proiettato su cioccolato e ciliegia sotto spirito, spezie e vaniglia, accenna a rabarbaro e corteccia.
Quadro dinamico, destinato ad evolvere positivamente con il riposo in bottiglia.
Valutazione @avvinatore: bilanciato tra il duro e il morbido, voto 8.
2) Rosso Piceno Superiore Doc '19 Castellano, Cantina dei Colli Ripani
13,5% vol.
Rosso rubino limpido, tendente al granato con lieve trasparenza sul bordo; la limitata dotazione antocianica lascerebbe presupporre una percentuale piuttosto elevata di uva sangiovese.
Anche qui troviamo note boisèe, smaltate e mentolate, frutto rosso, marasca sotto spirito, ma anche spezia dolce e cioccolato in funzione edulcorante, corroborata ulteriormente dalla vaniglia da maturazione in rovere.
In bocca è rotondo, su note di caramella mou e ciliegia.
Valutazione @avvinatore: avvolgente, tendente al morbido, voto 8.
3) Rosso Piceno Superiore Doc '19 Podere 72, Poderi San Lazzaro
14,5% vol.
Da uve 50% montepulciano e 50% sangiovese, maturato 16 mesi in barrique, appare rosso granato cupo, impenetrabile, nonostante la percentuale alta di sangiovese; ciò lascerebbe presupporre un clone di montepulciano particolarmente ricco di polifenoli e antociani.
Passiamo dalla ciliegia, che è marcatore principale dei precedenti vini, al frutto nero stramaturo, addirittura alla prugna ormai stramacerata.
Quadro complesso, severo, corredato da corteccia di china, speziatura di pepe, toni mentolati, appena ingentilito dalla vaniglia del legno piccolo.
In bocca è oltremodo deciso, ruvido di tannino, più speziato che fruttato, amarotico in chiusura su note di mandorla amara.
Mi pare di poter dire che questo vino ribadisca un preciso stile aziendale, una scelta di campo volta ad enfatizzare l'anima rusticana e territoriale attaverso la ricerca del limite.
Valutazione @avvinatore: più prorompenza che cifra stilistica, sbilanciato sulle parti dure, voto 8.
4) Rosso Piceno Superiore Doc '17 Leo Guelfus, San Giovanni
14,5% vol.
Da uve 65% montepulciano e 35% sangiovese, maturato 18 mesi in rovere grande e piccolo, appare rosso rubino limpido.
Qui abbiamo un'interpretazione opposta al precedente, per ciò che concerne la cifra stilistica.
Mediamente intenso al naso, imperniato su frutto rosso e nero, su ciliegia e liquirizia, accenna al rabarbaro, è ammorbidito dalla vaniglia.
In bocca il frutto è maturo, la marasca è sotto spirito, il tratto è avvolgente e setoso.
A cinque anni dalla vendemmia arriva a dare il meglio di sè.
Valutazione @avvinatore: armonico, tendente al morbido, voto 8+.
5) Rosso Piceno Superiore Doc '17 Gotico, Ciù Ciù
14,5% vol.
Ottenuto da uve 70% montepulciano e 30% sangiovese, maturato 12 mesi in rovere, appare rosso rubino cupo.
Connotazioni boisèe, note smaltate e mentolate, spezia dolce e cannella, assecondano da par loro il frutto rosso e nero, in particolar modo la marasca sotto spirito, ispiratrice del tratto identitario.
Quadro gustativo dinamico, ricco, pungolato dalla liquirizia, rinfrescato dalla vena acido/sapida, addolcito da vaniglia, ciliegia, caramella mou.
Filetto al pepe verde in abbinamento.
Valutazione @avvinatore: attacco morbido, finale fresco, voto 8.
Rosso Piceno Doc basic info
La Denominazione d'Origine Controllata Rosso Piceno o Piceno fu istituita nel 1968; per estensione è la più vasta della regione Marche, poichè comprende 4 delle 5 province marchigiane, con esclusione della provincia di Pesaro-Urbino, della zona del Rosso Conero in provincia di Ancona e di tutta la fascia collinare sub-appenninica.
Solo nella parte meridionale di tale estensione, in un'area circoscritta della provincia di Ascoli Piceno compresa tra il mare Adriatico e la città di Ascoli Piceno, delimitata a sud dalla via Salaria e a nord dalla strada Ripatransone-Grottammare, si può utilizzare la menzione Superiore che è quindi un riferimento territoriale o sottozona, volto a tutelare l'area storicamente vocata.
Per la tipologia Superiore sono altresì previste norme più restrittive rispetto alla tipologia normale, per ciò che concerne ad esempio rese per ettaro o titolo alcolometrico minimo, ma anche per ciò che concerne l'immissione al consumo, che non deve essere precedente al 1° novembre dell'anno successivo alla vendemmia.
Base ampelografica della Denominazione d'Origine Controllata: uva Montepulciano da 35% a 85% e uva Sangiovese da 15% a 50%, con possibilità di 15% di altre uve a bacca rossa non aromatiche idonee alla coltivazione in regione Marche.
E' prevista anche la tipologia Rosso Piceno o Piceno "Sangiovese", in questo caso la percentuale di uva Sangiovese non deve essere inferiore all'85%.

giovedì 18 agosto 2022

Offida Pecorino Docg 2021, guided tasting

Nell'ambito della terza edizione di Marche in Vino Veritas ad Offida 12 e 13 agosto 2022, abbiamo avuto modo di partecipare a quattro degustazioni guidate: Offida Pecorino Docg, Rosso Piceno Superiore Doc, Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc e Riserva Docg, Rosso Conero Doc e Conero Riserva Docg.
Le degustazioni guidate si sono tenute nel trecentesco ex Monastero di San Francesco sede della Vinea (società che sovrintende alle attività agricole locali e alle attività di promozione) e sede dell'Enoteca Regionale delle Marche.
Relatore Sommelier Prof. Francesco Felix.
A seguire cinque Offida Pecorino Docg annata 2021
1) Offida Pecorino Docg Principe del Fosso, San Filippo
14% vol.
Grappoli sottoposti a criomacerazione prefermentativa, vinificato in acciaio, con breve sosta sulle fecce fini, appare giallo oro luminoso, consistente alla vista e all'assaggio.
Di primo acchito l'impronta minerale appare spiccata, terra bagnata ed erba sfalciata, ma una breve ossigenazione porta in superficie il resto e dà compiutezza ad un quadro variamente articolato.
Appaiono in successione frutti e fiori, bianchi e gialli, melone e pompelmo, lime ed erbette aromatiche, salvia.
Vino corposo, supportato da vena acido/sapida in ideale connubio con il tenore alcolico e con le parti più morbide, calde e con il frutto maturo a polpa gialla.
Valutazione @avvinatore: più struttura che cifra stilistica, voto 8.
2) Offida Pecorino Docg Mercantino, Cantina dei Colli Ripani
14% vol.
Vinificato in acciaio, appare giallo paglierino tenue, con riflesso verdolino.
Mediamente intenso al naso, su note di frutta bianca, mineralità sfumata, buccia di mandarino, salvia.
Vino sottile alla vista e all'olfatto, ma di bella consistenza al palato, laddove i marcatori olfattivi paiono elevarsi al quadrato.
Vino corposo, acidico, con doti di finezza.
Valutazione @avvinatore: fine e corposo, con prevalenza del primo fattore, voto 8.
3) Offida Pecorino Docg Kiara, San Giovanni
14% vol.
Vinificato in acciaio, appare giallo paglia con riflesso verdolino.
Quadro variamente articolato su note di resine vegetali, pomacea, erbe aromatiche, salvia e fieno, essenze floreali e biancospino.
In bocca il frutto è maturo e ricco, l'equilibrio è raggiunto, freschezze e morbidezze procedono di pari passo, il finale è gradevolmente amaricante.
Valutazione @avvinatore: fine e corposo, voto 8+.
4) Offida Pecorino Docg Le Merlettaie, Ciù Ciù
14% vol.
Vinificato in botti di rovere di medie dimensioni, con sosta di 6 mesi sur lies, appare giallo paglia luminoso.
Fragranze fruttate, pesca gialla, agrume, buccia d'arancia, mineralità che vira su terra bagnata, confezionano un quadro ricco di sfaccettature.
In bocca ha calore e corpo solido, l'impalcatura è agrumata, il tratto è sapido, oserei dire salato, a conferma della dotazione minerale dell'uva.
Valutazione @avvinatore: fine e corposo, voto 8.
5) Offida Pecorino Docg Pistillo, Poderi San Lazzaro
14% vol.
Basse rese per ettaro.
Maturato 4 mesi in barrique, appare giallo paglia dorato.
Quadro complesso, severo, impatta deciso sui recettori sensoriali, con connotazioni non consuete, bergamotto e salvia, sottile vaniglia, burro d'arachidi, le quali con l'aggiunta di un leggero stato ossidativo, fanno maturare l'impressione di un processo evolutivo in atto.
Viceversa mi pare di poter dire che questo vino sia espressione di un preciso stile aziendale, di una scelta di campo volta ad enfatizzare l'anima rusticana e territoriale attaverso la ricerca del limite.
Freschezza in bocca, agrume, frutto stramaturo, finale amarotico.
Osabile su raviolo al ragù bianco d'agnello.
Valutazione @avvinatore: più struttura che finezza, voto 8.
Offida Docg basic info
La Denominazione d'Origine Controllata e Garantita "Offida", istituita a Doc nel 2001, viene modificata a Docg nel 2011.
Comprende tre tipologie: Offida Rosso, Offida Pecorino, Offida Passerina.
Rispetto alla precedente Doc, sono state escluse dalla disciplina le tipologie Passerina Passito, Passerina Vino Santo, Passerina Spumante, per le quali sono rimaste in vigore le norme previste in Offida Doc il cui nome è stato variato in "Terre di Offida Doc" nel novembre 2011.
La zona di produzione di Offida Docg, varia in relazione alla tipologia.
La zona di produzione di Offida Rosso corrisponde al territorio amministrativo totale o parziale di 19 comuni della provincia di Ascoli Piceno.
La zona di produzione di Offida Pecorino e Offida Passerina è più estesa, poichè corrisponde al territorio amministrativo totale o parziale di 25 comuni, sia in provincia di Ascoli Piceno che in provincia di Fermo (Pedaso, Petritoli).
Base ampelografica Offida Docg Pecorino: minimo 85% uva pecorino, possono concorrere da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15% tutti gli altri vitigni non aromatici, a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Marche.

domenica 14 agosto 2022

Rosso Conero Doc e Conero Docg, degustazione guidata

Nell'ambito della terza edizione di Marche in Vino Veritas ad Offida 12 e 13 agosto 2022, abbiamo avuto modo di partecipare a quattro degustazioni guidate: Offida Pecorino Docg, Rosso Piceno Superiore Doc, Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc e Riserva Docg, Rosso Conero Doc e Conero Riserva Docg.
Le degustazioni guidate si sono tenute nel trecentesco ex Monastero di San Francesco sede della Vinea (società che sovrintende alle attività agricole locali e alle attività di promozione) e sede dell'Enoteca Regionale delle Marche.
Relatore Sommelier Prof. Francesco Felix.
A seguire, note di degustazione Rosso Conero Doc e Conero Docg.
Come premessa, direi che questi cinque vini hanno lasciato senz'altro buone impressioni; sottolineerei come frutto ricco e maturo, marasca sotto spirito o in confettura, possano essere il fil rouge che li accomuna, tuttavia individuabili sono anche altre sfaccettature, legate alla modulazione del rapporto tra estratto secco e parti cosiddette dure (carica acido/sapida, tannini), a favore dell'uno o a favore delle altre.
1) Rosso Conero Doc '20 Serrano, Umani Ronchi
Da uve 85% montepulciano, 15% sangiovese.
Criomacerazione prefermentativa dei grappoli, fermentato e maturato cinque mesi in acciaio, appare rosso rubino profondo; grande carica polifenolica e antocianica.
Frutto maturo, ciliegia, erbette aromatiche, rosmarino, cuoio, amarena.
I recettori sensoriali sono sottoposti a stimoli carezzevoli; percepibile è l'equilibrio tra carica acidica, tenore alcolico, corredo saccarotico.
Vino di media struttura, da abbinare su primi piatti al ragù di carne, agnolotti al sugo.
2) Rosso Conero Doc '20 Julius, Silvano Strologo
Da uve montepulciano in purezza, vinificato in acciaio, maturato 6/8 mesi in botte grande e barrique, più ulteriori 6 mesi in bottiglia, appare rosso rubino carico, con riflesso porpora.
Naso intenso e fruttato, di buona complessità; amarena, corteccia, frutti di bosco, sentori vanigliati, liquirizia.
In bocca la carica acidica tende a sovrastare e l'aspettativa maturata all'olfazione non trova piena conferma.
Parti dure in bella evidenza, ciononostante, a mio parere, quadro ricco e dinamico.
Preferibilmente su piatti a tendenza succulenta, cannoli ripieni con ragù di maiale e parmigiano, lasagne al forno con besciamella e mozzarella.
3) Rosso Conero Doc '19 Montepasso, Moncaro
Questo vino merita un discorso a sé stante; mi pare di poter dire che siamo di fronte ad una sorta di sperimentazione decisa dall'azienda, al fine di diversificare l'offerta e offrire soluzioni alternative.
Da uve 90% montepulciano e 10% sangiovese è infatti ottenuto con la tecnica del "ripasso"; tecnica adottata tradizionalmente in Valpolicella con le uve utilizzate per l'Amarone e consistente nella rifermentazione delle uve base, sulle vinacce appassite residue, utilizzate per la produzione del Conero Riserva Docg Nerone.
L'operazione di “ripasso” ha lo scopo di conferire al vino un incremento in termini di alcol, sostanze polifenoliche ed estratti, traducibile in ampio corpo e spiccata rotondità; questa operazione che in linea di principio dovrebbe avere solo lati positivi, viceversa può avere un rovescio della medaglia, cioè il rischio d'inoculare anche le parti ormai esauste delle vinacce, rischio neutralizzabile solo con l'esperienza e la pratica costante.
Matura dodici mesi,  60% in barrique e 40% in botte grande di rovere francese.
Appare rosso granato, è in prima battuta piuttosto scontroso al naso, su note terrose, tartufate; dopo breve ossigenazione, tende ad aggiustarsi ed emergono toni di china calissaia e rabarbaro che poi caratterizzeranno anche la successiva fase gustativa, corredati da frutto nero macerato e creme caramel.
Quadro certamente originale, proiettato sulle morbidezze, non eccede in allungo.
4) Conero Docg '19 Cimerio, Moncaro
Qui rientriamo nei canoni classici.
Ottenuto da uve montepulciano in purezza, vinificato in cemento, maturato 12 mesi in rovere, appare rosso granato.
Ritroviamo anche qui le note di rabarbaro e china calissaia del precedente vino; tratto comune, probabilmente dovuto al tipo di clone utilizzato o alle caratteristiche dei contenitori d'affinamento.
Il quadro tende al morbido su note d'amarena, cuoio, frutto rosso; burroso e vanigliato.
5) Conero Riserva Docg '19 Grosso Agontano, Garofoli
Direi un pezzo da novanta.
Da uve montepulciano in purezza, 12/18 mesi in barrique, 24 mesi in bottiglia, appare rosso granato cupo, impenetrabile.
Vino di notevole struttura, necessita di adeguata ossigenazione; complesso e intenso, con rapporto tra carica acidica, tannini ed estratto secco, parametrato verso l'alto.
Variamente articolato è il quadro, su descrittori che ricordano corteccia di china, liquirizia, amarena, tabacco, aspersioni ematiche e cioccolatose.
Vino da brasati e stracotti.
Info di base Denominazione d'Origine.
Doc e Docg differiscono sostanzialmente per misure più restrittive previste nel Disciplinare di Produzione della Docg in ordine ad esempio a rese per ettaro e uva/vino, titolo alcolometrico minimo, invecchiamento obbligatorio, base ampelografica.
Per la Doc non è previsto un periodo d'invecchiamento obbligatorio; la Docg non può essere immessa al consumo prima di 24 mesi a partire da 1 novembre dell'anno della vendemmia e una parte dell'invecchiamento deve essere fatto in legno.
Base ampelografica Rosso Conero Doc: almeno 85% uva montepulciano, possono concorrere alla produzione di detto vino, fino al 15%, tutti gli altri vitigni non aromatici, a bacca rossa, idonei alla coltivazione nella regione Marche.
Base ampelografica Conero Docg (è ammessa ma non obbligatoria la menzione Riserva): almeno 85% uva montepulciano, eventuale saldo massimo 15% uva sangiovese.
Viceversa identica è la zona di produzione di Rosso Conero Doc e Conero Docg, molto ristretta e corrispondente al territorio amministrativo di 7 comuni della provincia di Ancona: Ancona, Camerano, Offagna, Numana, Sirolo e parte del territorio dei comuni di Osimo e di Castelfidardo, tutt'intorno al promontorio del Monte Conero che dà il nome alle due Denominazioni d'Origine.

sabato 6 agosto 2022

aMare il Falerio 2022 a Porto Sant'Elpidio, risultati concorso

Venerdì 5 agosto 2022 si è svolta in centro città a Porto Sant'Elpidio, la 18^ edizione di aMare il Falerio.
La manifestazione celebra il vino Falerio, il vino della tradizione, della quotidianità, il vino che accompagna egregiamente la cucina di mare, la cucina di terra ed è da sempre presente sulle tavole locali.
Il nome Falerio si fa derivare dall'antica città "Faleria Augusta", l'attuale Falerone in provincia di Fermo, nota già ai tempi della Roma Imperiale per la qualità delle produzioni agricole in generale.
Falerio Doc è un blend di trebbiano, passerina, pecorino, con possibilità di percentuali minoritarie di altre uve a bacca bianca consentite in regione Marche.
La denominazione d'origine controllata fu istituita nel 1975, ma dal 2011 esiste anche la tipologia Falerio Pecorino Doc che prevede almeno 85% di uva pecorino.
Zona di produzione, province di Fermo e Ascoli Piceno.
Esiste un unico disciplinare di produzione per entrambe le tipologie.
"aMare il Falerio" è entrata in pianta stabile nel palinsesto turistico estivo di Porto Sant'Elpidio (Fm) e si compone di due momenti: degustazione itinerante in centro città e premiazione concorsi "Calice Doc" (miglior Falerio Doc e Falerio Pecorino Doc dell'ultima annata, quest'anno il concorso ha riguardato l'annata 2021), "un Piatto per il Falerio" (miglior abbinamento cibo/vino) riservato ai ristoranti di Porto Sant'Elpidio e Sant'Elpidio a Mare.
Una ventina le aziende vinicole partecipanti, una quindicina i ristoranti.
Valutazioni di merito a cura di commissione d'assaggio composta da sommeliers di Ais Marche.
Risultati concorso Calice Doc
Falerio Doc 2021
1) Falerio Doc bio Eva, Azienda Agricola Terra Fageto, Pedaso (Fm)
2) Falerio Doc Campofilonis, Cantina Di Ruscio, Campofilone (AP)
3) Falerio Doc bio, Vini Centanni, Montefiore dell'Aso (AP)
Falerio Pecorino Doc 2021
1) Falerio Pecorino Doc Aurato, Il Conte Villa Prandone, Monteprandone (AP)
2) Falerio Pecorino Doc Case Rosse, Cantine Il Crinale, Castorano (AP)
3) Falerio Pecorino Doc Maree, Azienda Agricola Madonnabruna, Fermo (Fm)
Risultati concorso Un Piatto per il Falerio
1) Festa Restaurant - alici croccanti e Falerio Pecorino Doc Aurato cantina Il Conte Villa Prandone
2) Trentasette - tortino di alici al profumo dell'orto e Falerio Pecorino Doc Colle Monteverde cantina Tenute Rio Maggio
3ex aequo) Sudomagodo - pepite di rana pescatrice al panko con gazpacho&speck croccante e Falerio Doc bio cantina Vini Centanni
3ex aequo) Il Veliero - raviolo primavera e Falerio Doc bio Eva cantina Terra Fageto
menzione speciale) Tropical - spaghetti alle alici e Falerio Doc bio cantina Vini Centanni.
Qualche considerazione in ordine all'annata e allo standard qualitativo dei vini degustati.
Mi pare di aver notato una certa accuratezza da parte dei produttori nel presentare vini che abbiano nella risposta varietale e nella pulizia del quadro organolettico, il tratto distintivo.
Su una scala fino a 5, oserei attribuire 4 stelle all'annata 2021 di entrambe le tipologie.
La linea di tendenza mi pare sia stata quella di premiare in primo luogo cifra stilistica, poi struttura: vini armonici, morbidi, immediatamente fruibili, arrotondati negli spigoli.
Provando però a capovolgere l'ordine delle priorità, ipotizzando cioè un criterio volto a premiare più struttura che cifra stilistica, veniamo a constatare che ben più folto sarebbe stato il gruppo delle etichette con aspirazioni da podio.
Per quando riguarda Falerio Doc mi riferirei a Falerio Doc Naumakos di Casa Vinicola Carminucci di Grottammare (AP) ricco di frutto fragrante, ampio e persistente con sfumatura amarotica finale, oppure a Falerio Doc di Saladini Pilastri fresco, sapido e agrumato, con doti di finezza.
Più ampia scelta sui Falerio Pecorino Doc, dove spesso e volentieri ho trovato compiutamente realizzato il connubio tra struttura e finezza, ad esempio in Falerio Pecorino Doc Colle Monteverde di Tenute Rio Maggio, in Falerio Pecorino Doc Ribelle di Cantina Bastianelli, in Falerio Pecorino Doc Armsante di Collevite Cantine della Marca, nonostante strutture massicce anche in Falerio Pecorino Doc Franco di Officina del Sole e in Falerio Pecorino Doc di Luci di Mezzo, connubio viceversa non al centro del progetto in Falerio Pecorino Doc di Villa Imperium cantina di Ripatransone (AP) un vino diverso dal solito, degno di nota, con un'anima arcaica.
Come regola generale possiamo dire che in ambito Falerio Doc troviamo caratteri più evidenti di frutto leggiadro e immediatezza, in Falerio Pecorino Doc la percentuale di pecorino imposta da disciplinare, non può che elevare la dotazione acido/sapida, conferendo complessità e solidità alla struttura.

mercoledì 3 agosto 2022

aMare il Falerio 2022, Porto Sant'Elpidio

Tutto pronto per la nuova edizione di aMare il Falerio 2022.
L’appuntamento estivo che ha come protagonista uno dei vini locali più amati del centro Italia, è organizzato da Confartigianato in collaborazione con AIS Marche e altri partner, con il patrocinio del Comune di Porto Sant’Elpidio.
Venerdì 5 agosto, nelle vie del centro storico di Porto Sant’Elpidio (Fm), si potranno degustare aperitivi, abbinati a Falerio Doc e Falerio Pecorino Doc in tutti i locali aderenti.
I vini partecipanti al concorso “Calice DOC” saranno proposti in abbinamento a gustose preparazioni.
Alle ore 19.30 in piazza Garibaldi si terrà la premiazione dei migliori vini Falerio Doc e Falerio Pecorino Doc annata 2021 e del miglior Piatto per il Falerio realizzato dai ristoranti dei Comuni di Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare.
Falerio Doc
You Tube channel:

lunedì 1 agosto 2022

Nero di Troia vitigno

Nero di Troia, iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Viti nel 1970 con il nome di Uva di Troia, è una varietà a bacca rossa diffusa soprattutto in regione Puglia, in misura minore in altre zone del meridione d'Italia.
Nero di Troia è quindi un sinonimo entrato nell'uso comune a causa di specifiche caratteristiche del vitigno, dotato di ricca carica antocianica, tale da conferire al vino un colore rosso rubino talmente intenso da sembrare nero.
Trova il territorio d’elezione nella parte centro/settentrionale della regione, compreso tra la provincia di Foggia e il nord della provincia di Bari, ma è coltivata in tutta la Puglia per una superficie vitata di circa 2500 ettari; è quindi il terzo vitigno pugliese in ordine di rilevanza dopo il Primitivo e il Negroamaro.
L'origine del nome si fa derivare dal comune di Troia in provincia di Foggia; secondo un'altra versione basata più su leggenda che su storia, deriverebbe invece dalle vicissitudini del mitico eroe greco della guerra di Troia, Diomede, il quale di ritorno dalla guerra e risalendo il corso del fiume Ofanto, piantò dei tralci di vite in un luogo ritenuto ideale.
L’Uva di Troia è un vitigno a maturazione tardiva, non facile da coltivare proprio perchè questa caratteristica lo può esporre a rischi climatici.
Sono iscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Viti 5 o 6 cloni, però in termini generali si può affermare che caratteristiche comuni a tutti i vini ottenuti da Uva di Troia siano: elevata tannicità, grande colore e dotazione antocianica, carica polifenolica rilevante, quadro organolettico ricco di frutto e speziatura, prugna matura, chiodo di garofano, liquirizia, cacao, complessità.
Difficoltà di coltivazione e genetica aggressività, hanno nel recente passato indotto i viticoltori ad utilizzarla come uva da taglio per irrobustire vini deboli di colore e di sostanza.
E' solo dai primi anni 2000 che si è iniziato a vinificarla in purezza; soluzioni in vigna e cantina, mirate ad addomesticarla, ad armonizzare il quadro organolettico e ammorbidire i tannini, sono riuscite nell'intento di trasformare la genetica ruvidezza in raffinatezza, tanto da consentire in particolar modo alle Riserve, di poter competere per imponenza con i vini italiani più prestigiosi.
Nero di Troia vitigno
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