"Italia & Marche, vigneti a confronto:
scenari, trend e performance sui mercati esteri"
Convegno svoltosi il 30/01/2015 a Fermo presso Fermo Forum,
nell'ambito di Enoliexpo Adriatica.
EXPORT VINO MARCHE di NOMISMA:
+65% in valore negli ultimi 10 anni, più della media nazionale,
Cina (+613%), Russia (+224%), Usa (+162%), Giappone (+90%).
I dati presentati a Enoliexpo Adriatica nel convegno dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini
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Le Marche si stanno rivelando una regione vinicola particolarmente virtuosa, con una crescita in valore dell’export del 65% nell’ultimo decennio (2003-2013).
È il quadro di sintesi fornito dal responsabile Wine Monitor di Nomisma, Denis Pantini al convegno dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini:
"Italia & Marche, vigneti a confronto: scenari, trend e performance sui mercati esteri", nell’ambito di Enoliexpo Adriatica.
Le 20 denominazioni di origine marchigiane – Verdicchio in testa – hanno segnato dal 2008 al 2013 performance particolarmente positive in Cina (+613%, contro il +393% della media nazionale), Russia (+224%, +79% il dato Italia), Usa (+162%, +35% Italia) e Giappone (+90% contro +50%), mentre cresce meno in Germania, dove la media italiana è del +28% contro il 18%.
Secondo il responsabile Wine Monitor di Nomisma, negli ultimi anni si è assistito a un cambio di paradigma sull’approccio al vino in molti Paesi del mondo:
“Nei mercati più dinamici - ha detto - il vino passa da bevanda elitaria a bevanda sociale, sostituendosi ai consumi di birra, come in Usa e UK.
In Italia accade invece quasi l’opposto: da bevanda quotidiana a occasionale”.
Ma se in futuro con la crescita dei redditi aumenterà il consumo di vino nel mondo (il rapporto è mediamente superiore a 1) il 2014 si è chiuso con luci e ombre.
Da gennaio a novembre le importazioni in valore dall’Italia crescono più della media mondiale nel Regno Unito (+11,1% contro lo 0,8% di import totale), negli Usa (+5,4% contro 1,3%), in Svizzera (+2,8% contro -4,5%), ma perdono quote significative in mercati di sbocco come Germania (-7% contro -4,5%) e Canada (-5,1% contro -4,9%) o emergenti come la Cina (-3,7%) dove l’Italia paga un -13,3% sul valore dell’imbottigliato nonostante il boom degli sparkling (+58,6%).
Nelle Marche i top buyer in valore sono di gran lunga gli Stati Uniti, che rappresentano il 26% delle esportazioni, seguiti da Giappone (9%), Germania (8%), Svezia (8%), Regno Unito (7%), Russia (5%), Canada (5%) e Cina (4%).
“Usa a parte – ha detto Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini che raggruppa 800 produttori vitivinicoli della regione - assistiamo a un graduale bilanciamento dei mercati della domanda, con buone performance tra i Paesi emergenti.
Per questo, la nostra attività di promozione nel 2015 insisterà sui 4 Paesi più promettenti - Usa, Canada, Cina e Giappone - con una dotazione finanziaria complessiva di 4,3 mln di euro, di cui oltre 2,8 mln di fondi OCM”.
Nel dettaglio, è Ancona (58,2%) la provincia marchigiana con maggior peso nell’export, seguita da Pesaro-Urbino (18,7%), Ascoli Piceno (17,9%), Macerata (5,1%) e Fermo (0,1%).
Un successo, quello di Ancona, cui ha contribuito il Verdicchio, bianco fermo più premiato dalle guide italiane che, oltre ai volumi, ha visto crescere il prezzo medio negli ultimi 7 anni di circa il 30%.
Il campione di Jesi e Matelica ha infatti fatto da traino ai 136 milioni di euro del fatturato complessivo dei vini marchigiani: ad oggi il comparto conta 14.190 aziende, 17.400 ettari di vigneto (1,2 ettari la superficie media delle aziende) e 20 denominazioni di origine, sempre più apprezzate dalla critica enologica per carattere e qualità.
La composizione della produzione regionale per marchio di qualità vede infatti nel 2013 una maggior incidenza dei vini Dop/Igp sul totale rispetto alla media nazionale (65% Marche contro 59% Italia), con una percentuale di produzione vinicola Dop che arriva al 38%, mentre quella italiana si attesta al 31%.
Un risultato ottenuto grazie ad un percorso che negli anni ha scommesso sui vitigni autoctoni, escludendo ogni tipo di omologazione verso il gusto internazionale.
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CARLO CAMBI (Università Macerata): Enoturismo e Strade del Vino.
“E’ ora che le Marche diventino il laboratorio per un nuovo modo di concepire il turismo del vino. L’enoturismo è stato pensato finora nella regione con un approccio totalmente vecchio”.Così dichiara il docente di Teorie e Politiche del Turismo all’Università di Macerata, Carlo Cambi, intervenuto nel convegno dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini a Enoliexpo Adriatica 2015.
Per Cambi: “Abbiamo sbagliato a puntare sul turismo balneare, che è un prodotto maturo e a basso reddito: è ora di investire sul turismo enogastronomico - cresciuto dal 2,9% al 7% - puntando a conquistare i turisti con il vino, il Verdicchio in primis, per incrementare la brand reputation delle Marche”.
Strumento strategico, secondo il docente dell’Università di Macerata, sono le Strade del Vino che “non vanno ridotte a un percorso tematico” ma sono l’insieme delle eccellenze e delle unicità marchigiane: “un unicum che si colloca come agglomerato turistico in cui il vino è il collante”.
“La Regione Marche è a tutt’oggi priva di una legislazione sulle Strade del Vino, ma questo ritardo – ha detto Cambi – si trasforma oggi in una posizione di vantaggio se il nascente Polo Enogastronomico Regionale sarà la cabina di regia, il centro di ricerca e il laboratorio di marketing territoriale in relazione alle eccellenze enogastronomiche, che si annuncia.
Significa – ha concluso - che potremo trasformare le eventuali Strade del Vino non in un fine, ma in uno strumento del turismo del vino, tracciando itinerari tematici fondati su standard minimi di qualità che consentono al turista di fare un’esperienza olistica dei nostri territori ”.