venerdì 19 settembre 2014

Degustando vino.

Al di là delle pungenti provocazioni di Antonio Albanese o di altri aspetti macchiettistici legati al varietà nazional popolare, ha un senso soffermarsi sulle modalità di degustazione di un vino per decifrarlo nei caratteri?
Seguendo l'esempio dei grandi professionisti della degustazione e sulla base dell'indottrinamento ricevuto nei corsi sommelier, anche i semplici consumatori o appassionati tendono oggi ad approcciare il vino seguendo quella falsariga, che porta fisiologicamente a soffermarsi sull'analisi sensoriale.
Ciò a mio parere è un dato di estrema importanza, perchè consolida a livello di normale consumatore, una pratica che sollecita le sensibilità, lo spirito critico, la memoria, l'autocontrollo e di conseguenza affranca dall'insidia delle omologazioni alimentari oggi dilaganti e soprattutto affranca dalla cultura dello sballo sempre più presente nelle giovani generazioni.
La questione cioè, è molto più di sostanza che di forma, secondo me.
Credo che incentivare queste pratiche, adottare queste tecniche, sia non solo auspicabile ma anche possibile, con il contributo fattivo di chi quelle sensazioni, colori, emozioni sia in grado di comunicare.
Il tema è dare concretezza al linguaggio, in modo tale che anche le coloriture enfatiche non abbiano la forza di compromettere i valori divulgativi, di educazione al gusto, di proficua pratica di allenamento sensoriale che sono in una semplice degustazione.

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